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Le aldeidi contenute nel vapore emesso da liquidi da inalazione aromatizzati hanno livelli inferiori del 79-99,8 per cento rispetto al fumo di sigarette e sono inferiori a quelli registrati in un comune ambiente chiuso e ai limiti previsti per la sicurezza sul lavoro. Lo dice uno studio pubblicato sul numero di marzo della rivista scientifica Food and Chemical Toxicology e condotto da Konstantinos Farsalinos e Vassilis Voudris del Centro di chirurgia cardiaca Onassis di Atene. In realtà lo scienziato greco ha replicato un recente studio che paragonava le aldeidi nell’aerosol di liquidi con e senza aromatizzazioni, riscontrando nei primi livelli 10mila volte più alti. Per questo test di controllo, Farsalinos ha utilizzato i tre liquidi che avevano registrato i livelli di aldeidi maggiori, le stesse sigarette elettroniche e gli stessi modelli di inalazione. Inoltre sono stati testati altri liquidi con aromatizzazione simile e hardware di nuova generazione, oltre a liquidi senza aromi.
Lo studio greco ha riscontrato livelli di formaldeide, acetaldeide e acroleina fino a 589 volte inferiori rispetto al primo studio. In particolare nei liquidi aromatizzali la formaldeide era pari a 8,3-62 μg/g, l’acetaldeide a 12,1-26 μg/g e l’acroleina a 5,4-19,4 μg/g. Per i liquidi senza aroma i risultati erano i seguenti: formaldeide 16,1 μg/g, acetaldeide 5,6 μg/g, acroleina 2,4 μg/g. Con i device di nuova generazione questi valori erano ancora più bassi.
Insomma, conclude lo studio, “le sigarette elettroniche testate emettono livelli di aldeidi molto bassi. Alcuni aromi contribuiscono all’emissione di queste sostanze, ma i livelli assoluti erano minimi”. E conclude con un ammonimento: “Quando si esaminano le emissioni delle ecig bisognerebbe utilizzare metodi scientificamente convalidati”.