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Sigaretta elettronica tra scienza, fantascienza e pseudoscienza

Ma perché della sigaretta elettronica si parla quasi sempre solo in termini negativi? Perché da sempre il cane che morde il postino non fa notizia.

Fa venire l’acqua nei polmoni. Accelera pericolosamente il battito cardiaco. Causa innalzamento dei valori glicemici. Secca la lingua e indebolisce le ossa. Modifica il Dna. E, ultima scoperta in ordine di tempo, accumula eccessive dosi di grasso nel fegato.
Ma cosa è che provoca così tante micidiali e spesso letali conseguenze? Utilizzare la sigaretta elettronica.
Non è uno scherzo, questi in sintesi sono i grandi titoli delle ricerche scientifiche dell’ultimo anno. E non importa se sono decine gli autorevoli scienziati (un nome su tutti: Umberto Veronesi) che vedono nell’utilizzo della sigaretta elettronica l’unico vero strumento per far smettere di fumare. Il potere di permeazione delle lobby di pressione – siano esse legate al tabacco ma anche, se non soprattutto, ai farmaci – è direttamente proporzionale al potere economico. La dinamica è semplice: si commissiona una ricerca, si attende il risultato che spesso coincide con quanto sperato dal committente, si dà il via a un autentico battage mediatico-comunicativo degli esiti. Al giornalista da tastiera non pare vero poter rilanciare con enfasi la “scoperta del secolo” senza muoversi dalla propria scrivania.
Come fa notizia il postino che morde il cane, fa altrettanto notizia un prodotto nocivo rispetto ad uno che, banalmente, non fa nulla, ovvero fa il proprio dovere. E dunque, perché titolare sulla bontà della sigaretta elettronica? Sarebbe come titolare sul potere dissetante dell’acqua o rinfrescante dei condizionatori d’aria. O dire che nel vapore non sono contenute le migliaia di sostanze tossiche delle sigarette. O che non esiste tossicità nel cosiddetto vapore passivo.
E allora, visto che per diffondere una notizia occorre sparare il titolo, lo avremmo potuto fare anche noi per dimostrare che la sigaretta elettronica è potenzialmente l’invenzione del secolo in ottica di riduzione del danno. Ma purtroppo siamo giornalisti old style, ai clic preferiamo la verità e la notizia. E quindi ci limitiamo ai fatti. A dimostrazione di quanto detto è sufficiente consultare una a caso delle oltre mille ricerche pubblicate soltanto nel 2016; oppure le parole di Umberto Veronesi sulla salute e sulla tassa; oppure le indagini del Regno Unito; oppure l’innocuità sui polmoni, sul cuore, sulle vie urinarie, sul cavo orale. Ma forse tutto questo non fa notizia. Almeno fino a quando qualche colosso multinazionale non deciderà di acquisire l’intero settore: allora sì che anche l’informazione tornerà ad essere indirizzata sui giusti binari. Quelli della verità.

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