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Liquidi senza nicotina, i tabaccai possono venderli ai minori

Mentre i tabaccai devono applicare la Direttiva tabacchi (nicotina vietata ai minori), i negozi di ecig devono sottostare al Decreto Aams (divieto liquidi totale). Incongruenza sollevata da Massimiliano Federici (Coiv).

I tabaccai possono vendere ai minori i liquidi di ricarica senza nicotina. Non è un errore, è proprio così. Lo dice la legge e non lo smentisce il decreto direttoriale dell’agenzia delle dogane e dei monopoli. L’incongruenza è stata evidenziata da Massimiliano Federici, presidente dell’associazione di categoria Coiv. La soddisfazione del provvedimento pubblicato da Aams la rimando a quando avremo ben chiare tutte le regole e soprattutto quando saranno uguali per tutti, compreso il divieto di vendita dei liquidi senza nicotina previsto soltanto per i negozi specializzati”. 
In effetti, il decreto 6 gennaio 2016, meglio noto come recepimento italiano della Direttiva europea tabacchi, fa espressamente “divieto di vendita ai minori di 18 anni di sigarette elettroniche e di liquido di ricarica con presenza di nicotina, già precedentemente disposto da un’ordinanza del Ministro della salute“. Questo valeva per tutti – tabaccai, farmacie, negozi specializzati – ed esclusivamente su quanto normato dalla Direttiva. Ovvero liquidi con nicotina e sigarette elettroniche precaricate o usa e getta.
Giovanni Kessler, direttore di Aams, nel decreto del 24 marzo rivolto ai negozi di vicinato, alle farmacie e alle parafarmacie (ma non ai tabaccai) che volessero continuare a vendere prodotti del vaping, ha espressamente scritto che “sono tenuti ad osservare il divieto di vendita ai minori dei prodotti da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina“. In sostanza, secondo la normativa italiana i tabaccai possono vendere i liquidi senza nicotina ai minori mentre non possono farlo i negozi specializzati in sigarette elettroniche. La voce era insistente anche nei giorni precedenti la pubblicazione del Decreto, tanto che anche sulle nostre colonne sollevammo la questione e riprendendo la voce del Ministero della Salute. Due pesi e due misure. Ma soprattutto una imposizione di una agenzia dello Stato che interviene scavalcando l’autorità di una norma di legge applicata per Decreto e rafforzata da una circolare ministeriale.

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