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I media sparano ad alzo zero sulla sigaretta elettronica

Una ricerca americana dà per scontato il gateway effect e conclude che nel lungo termine per la società l'ecig rappresenterà più un danno che un beneficio. Ma l'effetto passerella è tutt'altro che provato.

È singolare come la ricerca scientifica faccia passi lenti e accorti in quasi tutti i campi tranne che sulla sigaretta elettronica, dove la prudenza nel trarre le conclusioni non pare essere la norma. Ed è altrettanto singolare come qualsiasi studio sul vaping – con una particolare, pervicace predilezione per quelli negativi – venga prontamente presentato dai media con toni definitivi e risolutori, come se si trattasse della ricerca che finalmente spazza via tutti i dubbi. Un giorno ci viene detto che serviranno anni di indagini per capire quali saranno gli effetti a lungo termine dell’uso dell’ecig sulla salute umana, il giorno dopo la cautela viene gettata alle ortiche e si fanno affermazioni col punto esclamativo.
Il più recente esempio si trova oggi sui giornali e certamente, nel giro di pochi giorni, arriverà anche sulla più piccola sezione di notizie della più piccola testata di provincia. L’occasione l’ha data uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Plos One e condotto da un team di ricercatori coordinato da Samir S. Sonej della Geisel School of Medicine di Darthmouth, negli Stati Uniti. Lo studio si intitola “Quantifying population-level health benefits and harms of e-cigarette use in the United States” e, dando per buona la teoria del gateway effect, fa un bilancio a lunga gittata in termini di salute pubblica fra i fumatori adulti che smettono grazie all’ecig e i giovani che potrebbero diventare fumatori passando per l’elettronica. Ci limitiamo a rammentare che istituzioni non meno degne di stima di Sonej, come Public Health England, hanno recentemente messo nero su bianco che non esiste nessuna prova a sostegno dell’effetto passerella dall’ecig alla sigaretta di tabacco e che solo tre giorni fa sul sito del Sistema sanitario nazionale britannico è apparso un articolo intitolato “Prove deboli legano l’uso dell’e-cigarette a fumo futuro”. Oppure che la ricerca sul cosiddetto Gateway Effect – ovvero il passaggio dal vaping al tabacco – nel 2016 è stata inserita nella classifica del “prestigioso” premio Scienza Spazzatura. Ma tant’è.
Secondo i ricercatori di Darthmouth quello fra fumatori che smettono e presunti fumatori in futuro è un gioco a somma negativa e concludono che “attualmente l’uso della sigaretta elettronica rappresenta a livello di popolazione più un danno che un beneficio”.
Capiamo che l’occasione era veramente ghiotta per i media e che era davvero difficile resistere alla tentazione di titolare “Le sigarette elettroniche fanno più male che bene”, omettendo quel disturbante e un po’ criptico “at population-level”. E infatti quasi nessuno ha resistito. Il risultato è che molti lettori, magari quelli più frettolosi o quelli non particolarmente interessati al tema, oggi scorreranno distrattamente i titoli e riceveranno l’informazione che il vaping fa più male che bene alla salute di chi la utilizza e non che si tratta di una proiezione generale su vantaggi e benefici a livello di società e di salute pubblica. Naturalmente non spetta a noi giudicare la bontà o meno dello studio di Sonej, come al solito aspettiamo che si esprimano a riguardo i colleghi ricercatori e scienziati. Però qualche osservazione sul comportamento dei nostri colleghi ce la possiamo permettere. E purtroppo non è positiva.

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