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Sigarette elettroniche, la Svizzera potrebbe aprire alla nicotina

Nella Confederazione elvetica, ultimo Paese in Europa a proibire la vendita di liquidi con nicotina, negozianti, consumatori e professionisti della salute sono riusciti a portare avanti le ragioni della riduzione del danno. E sembra che la politica li abbia ascoltati.

tratto da Sigmagazine #7 gennaio-febbraio 2018

Secondo le indicazioni fornite delle autorità federali, le sigarette elettroniche sono prodotti conosciuti in Svizzera più o meno dal 2005 e, spesso, ordinate tramite internet dalla Cina o dallo spazio europeo. Dalla loro comparsa, e in assenza di una normativa specifica, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) classifica i prodotti dello svapo (dispositivi e liquidi) come degli oggetti d’uso e li fa rientrare nel campo di applicazione della Legge sulle derrate alimentari e della relativa ordinanza. In questa ordinanza, un capoverso vieta l’aggiunta di sostanze che conferiscono effetti farmacologici agli oggetti che vengono a contatto con le mucose. Con la pubblicazione di una lettera informativa, aggiornata l’ultima volta nel 2010, l’UFSP ha quindi sancito il divieto di importazione professionale e di vendita dei liquidi contenenti nicotina. Per contro, la lettera non pone alcuna restrizione per i materiali e i liquidi senza nicotina, che possono pertanto essere liberamente importati e venduti sul territorio svizzero, fatte salve le prescrizioni in materia di autocontrollo cui sono soggette le imprese prima dell’immissione sul mercato di un prodotto. Non vi è inoltre alcuna restrizione sull’età minima per l’acquisto e l’uso di questi prodotti.
L’importazione di liquidi con nicotina per uso proprio non soggiace alle disposizioni del diritto in materia di derrate alimentari, di conseguenza i consumatori possono importare questi liquidi. Il quantitativo calcolato dall’UFSP come lecito per l’uso proprio è pari a 150 millilitri, indipendentemente dalla concentrazione di nicotina. Nella sua lettera informativa, ferma alle indicazioni di consumo medio giornaliero del 2010 e da allora mai rivisto, l’UFSP precisa che questo quantitativo è da intendersi su un arco di 60 giorni. Tuttavia, l’amministrazione federale delle dogane, nell’ultimo volantino pubblicato nel gennaio 2017, pur confermando che viene tollerata l’importazione di 150 ml di liquidi contenenti nicotina per il consumo proprio, non fa più menzione della regola dei 60 giorni, probabilmente poiché la sua applicazione risulta impossibile o troppo onerosa.
Per molti anni dunque, né l’amministrazione né il Consiglio federale hanno ritenuto opportuno disciplinare seriamente i prodotti dello svapo, preferendo la messa al bando dei liquidi contenenti nicotina mediante una semplice lettera amministrativa, sulla base di fondamenti giuridici deboli e di basi scientifiche inconsistenti. Questo divieto ha di fatto mantenuto artificialmente basso il numero degli svapatori, costretti a rifornirsi di liquidi con nicotina all’estero, tramite ordinazioni via internet o recandosi di persona in un negozio oltrefrontiera. Come conseguenza diretta, anche il mercato del vaping è piuttosto limitato in Svizzera rispetto alla crescita osservata nel resto d’Europa, oltre al fatto che nel Paese si è creato un intenso mercato nero dei prodotti contenenti nicotina.
Insoddisfatta della situazione, nel 2015 Helvetic Vape – l’associazione svizzera degli svapatori – ha incaricato uno studio legale di esaminare la legittimità del divieto di vendita dei liquidi con nicotina. Il parere giuridico, indicante le incertezze legali della lettera dell’UFSP, è stato quindi presentato al pubblico e questo ha spinto alcuni negozianti alla disobbedienza civile, mettendo cioè apertamente in vendita i liquidi con nicotina, finché le autorità cantonali hanno segnalato il caso all’Ufficio federale della sicurezza alimentare (USAV). L’USAV ha quindi emanato una decisione di portata generale nella quale viene confermato il divieto di commercializzazione dei prodotti contenenti nicotina, ma, a differenza della lettera amministrativa non impugnabile, contro questa decisione è stato possibile interporre ricorso: quello presentato da Helvetic Vape è stato respinto ad inizio 2016 dal Tribunale federale amministrativo sulla base del fatto che il divieto riguarda l’importazione professionale e la vendita, non l’acquisto e il consumo. Altre due procedure presentate dalle aziende, basate sul principio «Cassis de Dijon» secondo il quale i prodotti fabbricati e venduti legalmente nell’UE possono essere venduti anche in Svizzera senza particolari controlli, sono tuttora in attesa di una decisione.
Parallelamente, con la presentazione del primo avamprogetto di legge federale sui prodotti del tabacco (LPTab), le autorità avevano deciso di seguire la via europea e di assimilare i prodotti dello svapo a quelli del tabacco. A partire dalla procedura di consultazione pubblica, Helvetic Vape ha sempre denunciato l’incoerenza di questo progetto e proposto in alternativa una regolamentazione pragmatica incentrata sulla politica di riduzione dei rischi legati al consumo di nicotina, partecipando attivamente ai tavoli di discussione sul tema. La Commissione della sicurezza sociale e della sanità prima e il Parlamento poi, hanno sostenuto questa argomentazione e con il rinvio del progetto di legge al Consiglio federale è stata confermata la necessità di disciplinare in modo differenziato i prodotti alternativi, quali le sigarette elettroniche e lo snus, e di legalizzare i liquidi con nicotina. Alla vigilia dell’apertura della procedura di consultazione pubblica del secondo avamprogetto della LPTab, anche la Federazione dei professionisti delle dipendenze ha chiesto di adeguare la politica di prevenzione del tabagismo, la cui finalità era finora esclusivamente l’astinenza, completandola con il pilastro della riduzione dei rischi e incoraggiando di conseguenza gli attuali fumatori a passare dal fumo al vaping. Nel frattempo, per mitigare gli effetti del divieto imposto dall’USAV, sempre più spesso i negozi specializzati aiutano chi si approccia allo svapo mediante doni di nicotina: su richiesta del cliente, viene aggiunta gratuitamente della base ad alta concentrazione di nicotina ai liquidi venduti che non ne contengono. Questa pratica, nota alle autorità, viene tollerata a livello locale.
La speranza è che nel prossimo futuro la Svizzera, ultimo Paese europeo a vietare i liquidi contenenti nicotina, possa dotarsi di una legislazione pragmatica e coerente che permetta concretamente di ridurre il numero dei decessi legati al tabagismo, promuovendo lo svapo quale valida alternativa che ha già consentito a milioni di persone in tutto il mondo di smettere di fumare.