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Smettere di fumare è l’unica soluzione che permette di abbattere completamente la probabilità di incorrere nei danni provocati dalla combustione di tabacco. Ma come accade per contrastare ogni dipendenza, occorre fornire ai consumatori valide alternative. In questa ottica possono diventare fondamentali le sigarette elettroniche e i riscaldatori di tabacco. È quanto emerso nel corso del diciottesimo congresso nazionale della Società Italiana di Tossicologia che ha chiamato a raccolta medici, scienziati e ricercatori.
Il congresso è stato allargato anche ai produttori dei sistemi di nuova generazione perché, come spiega Patrizia Hrelia, presidente di Sitox, “abbiamo voluto invitare i produttori di questi nuovi sistemi da fumo per presentare con onestà, trasparenza e chiarezza scientifica i loro risultati a supporto delle campagne che promuovono i loro prodotti. Abbiamo voluto mettere a confronto tutti i diversi stakeholder che possono essere interessati nella lotta contro il fumo. Quindi per noi coinvolgere le aziende del fumo è stato veramente un atto di coraggio, per discutere apertamente tra tutti gli interessanti questa grandissima problematica”.
“Smettere di fumare – ha continuato Biagio Tinghino, past president di Sitox – è importante, ma poter avere degli strumenti che, ad un’esposizione minore a sostanze potenzialmente tossiche e cancerogene associano un danno minore e quindi una minore incidenza di patologie fumo-correlate, è un per noi un traguardo importante da raggiungere nella lotta contro il tabagismo”.
Nel corso dei lavori congressuali è intervenuto anche Riccardo Polosa (Università di Catania): “Tutta la comunità scientifica è concorde nel sostenere che smettere di fumare sia la soluzione migliore per eliminare completamente i danni causati dal fumo. Chi non vuole o non è in grado di abbandonare la sigaretta, ha il diritto di essere informato sull’esistenza di alternative meno dannose per la loro salute, come le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato. Molti paesi si stanno già muovendo per adottare la cosiddetta politica della riduzione del danno”.