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Philip Morris sostiene lotta al fumo? Come macellai sostengono animalisti

Dura presa di posizione dell'Istituto superiore di sanità contro la fondazione antifumo che ha accettato un miliardo di dollari dalla multinazionale del tabacco.

In occasione della Giornata senza Tabacco, l’Istituto superiore di sanità ha pesantemente attaccato la Foundation for a Smoke-Free World, la fondazione per un mondo senza fumo presieduta da Derek Yach. Sebbene gli obiettivi siano lodevoli, l’organizzazione ha accettato un finanziamento di un miliardo di dollari da Philip Morris International. Con ottanta milioni all’anno per dodici anni la fondazione avrebbe così un budget sufficiente per diffondere la cultura della riduzione del danno e combattere il dilagare del tabagismo. Nella missione della fondazione si legge: “Diffondere la cultura del rischio ridotto (riscaldatori e sigarette elettroniche); stabilire un contatto diretto con i mezzi d’informazione; favorire la ricerca scientifica a sostegno degli strumenti a rischio ridotto; trovare e favorire le alternative di sussistenza per i coltivatori di tabacco“. Insomma, un miliardo di dollari per fare lobbying. “E’ come affidare la campagna animalista all’associazione dei macellai” è stato il sarcastico commento dalla platea, parafrasando un inciso del Corriere della Sera, dopo aver appreso la notizia.
Ma la posizione dell’Iss è in linea con quella dell’Organizzazione mondiale della sanità che nei giorni scorsi ha nuovamente accusato la fondazione di non condurre la reale salvaguardia della salute ma di inseguire meri fini economici. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto “un conflitto di interessi fondamentale tra l’industria del tabacco e la salute pubblica”. Gli Stati membri dell’OMS hanno invece dichiarato che “l’OMS non si impegna con l’industria del tabacco o con attori non statali che lavorano per promuovere gli interessi dell’industria del tabacco, l’Organizzazione pertanto non si impegnerà con questa nuova Fondazione“.
L’Organizzazione mondiale di sanità va dritta al punto e mette in discussione anche l’innocuità dei riscaldatori: “Ci sono molte domande senza risposta sulla riduzione del danno del tabacco, ma la ricerca necessaria per rispondere a queste domande non dovrebbe essere finanziata dalle compagnie del tabacco. L’industria del tabacco e i suoi gruppi di facciata hanno ingannato il pubblico sui rischi associati ad altri prodotti del tabacco. Ciò include la promozione dei cosiddetti riscaldatori di tabacco come alternativa al tabacco tradizionale, pur essendo pienamente consapevoli che tali prodotti non erano meno dannosi per la salute”.

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