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E-cig, l’associazione dei consumatori scrive a Salvini e Di Maio

Il presidente Canino auspica che finalmente anche lo Stato Italiano approvi e condivida politiche atte a favorire, rilanciare, promuovere ed incentivare il settore del vaping.

L’Associazione nazionale per i vapers uniti scrive una lettera, inviata per mail e Pec ai vicepresidenti del Consiglio dei ministri Matteo Salvini e Luigi Di Maio e ai viceministri dell’economia e finanze Massimo Garavaglia e Laura Castelli. Nella missiva il presidente di Anpvu Carmine Canino evidenzia come la legislazione italiana – fiscale e non – estremamente punitiva sulla sigaretta elettronica, stia sortendo l’effetto di far aumentare il numero dei fumatori. Di fatto il nostro Paese sottrae ai suoi cittadini la possibilità di ridurre drasticamente il danno da fumo e costringe le aziende e gli operatori del settore a operare in condizioni di netto svantaggio rispetto ai concorrenti esteri, aprendo al contempo la strada a chi si muove ai margini della legalità. Canino conclude con l’auspicio che finalmente anche lo Stato Italiano approvi e condivida politiche atte a favorire, rilanciare, promuovere ed incentivare il settore del vaping.
Ecco il testo della lettera:

Scrivo a nome del Direttivo dell’Associazione Nazionale dei Consumatori di ecig (in sigla “ANPVU”) per significare alcune preoccupazioni ed esigenze a tutela della categoria rappresentata dalla nostra associazione. Tali preoccupazioni trovano, purtroppo conforto nei dati recentemente diffusi in occasione della “giornata mondiale senza tabacco” dal nostro Istituto Superiore di Sanità, secondo cui nel nostro Paese i fumatori sono aumentati – anche tra i più giovani – e tornati ai livelli del passato decennio, mentre gli utilizzatori dei vaporizzatori personali sono diminuiti.
Secondo quanto emerso i fumatori in Italia sono arrivati al 23,3% e gli utilizzatori abituali o occasionali di ecig toccano quota 1,1 milioni, in contrazione di circa 200mila unità, di cui il 75,3% è rappresentato dagli utilizzatori duali. L’extra tassazione, le stringenti norme di vendita e acquisto in vigore non solo minano pesantemente un comparto che dà lavoro a 30mila persone ma è anche un deterrente per i consumatori che, di fronte a un prezzo alle stelle per l’utilizzo della ecig, tornano al fumo di sigaretta.
Allo stato attuale, la generalità dei consumatori subisce una irragionevole barriera all’ingresso del mercato del vaping, determinato da un’imposta irragionevole e abnorme; nel contempo alla generalità dei consumatori è negata in qualsiasi forma una informativa corretta e veritiera che espliciti con trasparenza la enorme riduzione del danno derivante dalla sostituzione delle sigarette analogiche con le ecig.
In un simile contesto, riteniamo che le Istituzioni possano e debbano profondamente ripensare al ruolo da attribuirsi al “vaping” ed alla sigaretta elettronica, la cui regolamentazione “punitiva”, tradisce ad oggi una totale ed ingiustificata equiparazione alla “sigaretta analogica”, in primis per tramite della esorbitante imposta di consumo prevista all’art. 62 quater d.lgs. 504/95 e gravante sui “liquidi da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina” determinata in modo illogico ed irrazionale secondo, per l’appunto, un criterio di equivalenza con le sigarette “analogiche”.
Difettano, ad oggi, nel nostro Paese studi istituzionali in merito, a fronte del fatto che altri Stati hanno adottato politiche di favore per il “vaping”, muovendo dalla mole di contributi scientifici che ne hanno certificato la valenza a diminuire quasi totalmente la dannosità derivante dal fumo analogico, oltre che dalle migliaia di testimonianze di persone che grazie alla sigaretta elettronica hanno smesso o diminuito il consumo di sigarette tradizionali, aumentando enormemente la qualità della propria vita.
Preme sottolineare la assoluta negatività dell’attuale imposta, a danno della salute della generalità dei consumatori che intendano smettere di fumare, sotto il duplice profilo di (i) creare una imponente “barriera” all’ingresso e quindi disincentivarli dall’utilizzo dei dispositivi da inalazione, nonché di (ii) incentivare l’acquisto tramite canali nazionali ed esteri non autorizzati, con evidenti ricadute in termini di certezza in ordine alla salubrità dei prodotti acquistati.
La generalizzazione del divieto di vendita a distanza dei “liquidi da inalazione”, introdotta, nel 2017, con la Legge di Bilancio che ha modificato l’art. 21 del d.lgs. 6/2016, non ha fatto altro che acuire l’effetto concorrenzialmente distorsivo derivante dalla proliferazione di un mondo che opera al di fuori delle regole, nell’ambito di un “mercato globale” che viaggia sul “web”, in cui pare obiettivamente impossibile arginare fenomeni elusivi; il tutto a danno non solo dei consumatori, ma anche dei “nostri” rivenditori “fisici” e “online”.
Ultimi non ultimi, i nostri produttori, tra i quali si distinguono assolute eccellenze nel mercato mondiale dei liquidi e dei dispositivi, che parimenti patiscono il pessimo clima ingenerato dall’attuale assetto, con gravi pregiudizi e svantaggi rispetto ai concorrenti esteri.
In sintesi non possiamo che stigmatizzare l’attuale regolamentazione ritenendola non sufficientemente rispettosa del diritto alla salute dei consumatori, nonché dei diritti degli operatori ad agire in un mercato concorrenzialmente leale e corretto, attraverso regole certe e giuste che possano valere per tutti.
Essendo a rischio sopravvivenza un intero settore, seppur piccolo, dell’economia italiana, le urgenti e prioritarie aspettative che la nostra associazione rimette nelle Vostre mani sono quelle di vedere finalmente anche lo Stato Italiano approvare e condividere politiche atte a favorire, rilanciare, promuovere ed incentivare il settore del vaping.
Certi di un Vostro positivo riscontro, ringrazio e porgo i miei cordiali saluti.

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