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Polosa e Farsalinos scrivono a Hong Kong: "Non vietate le sigarette elettroniche"

I due scienziati indirizzano una lunga lettera al premier Carrie Lam spiegando perché vietare i prodotti di riduzione del danno da fumo non è nell'interesse della salute pubblica.

Scriviamo per esprimere la nostra seria preoccupazione per la recente direzione annunciata dal governo di Hong Kong riguardo la possibilità di vietare di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato”. Con queste parole inizia una lunga lettera inviata al primo ministro della Regione amministrativa speciale della Repubblica popolare cinese, Carrie Lam, dai professori Riccardo Polosa e Konstantinos Farsalinos. “Da ricercatori di lungo corso nel settore del tobacco control – spiegano – con alle spalle un vasto lavoro scientifico e numerose pubblicazioni su riviste internazionali, siamo stati persuasi da prove inconfutabili e oltre un decennio di esperienza che le sigarette elettroniche e gli altri prodotti a danno ridotto, come il tabacco riscaldato, possano essere importanti per ridurre le morti e le malattie dovute al fumo di sigaretta”.
Polosa e Farsalinos rappresentano alla leader la preoccupazione che la scelta “estrema e punitiva” ventilata dal governo impedisca ai fumatori del suo Paese di scegliere prodotti meno dannosi, negando loro di fatto il diritto di scegliere il meglio per la propria salute, previsto anche dalla Carta di Ottawa dell’Organizzazione mondiale della sanità. Certo, concedono i due scienziati, questi prodotti devono essere soggetti a norme che ne garantiscano la qualità e la sicurezza, ma la regolamentazione deve essere “sensata, equilibrata, pragmatica, proporzionata al rischio e basata sulle evidenze scientifiche”.
I professori entrano anche nel merito delle preoccupazioni sui prodotti a rischio ridotto, che non sono supportate da dati reali. Per esempio quella che possano costituire uno strumento di accesso al fumo per i minori, il cosiddetto gateway effect. Numeri alla mano, i due dimostrano come negli Stati Uniti e soprattutto nel Regno Unito si registrino i tassi di fumo più bassi fra gli adolescenti da quando è apparsa la sigaretta elettronica. “Quindi la proposta di vietare i prodotti a danno ridotto – scrivono – non solo non protegge nessuno, ma toglie a 600mila fumatori la possibilità di migliorare la propria salute”. E non fa neanche davvero l’interesse dei minori, perché “obbliga qualsiasi giovane che sfortunatamente volesse iniziare con un’abitudine inalatoria ad avere un’unica scelta: le sigarette a tabacco combusto”. Secondo i professori, iper-regolamentare i prodotti di riduzione del danno ha solo un effetto: quello di proteggere le vendite di sigarette tradizionali.
Polosa e Farsalinos richiamano gli esempi di Paesi che hanno fatto della riduzione del danno il loro strumento di lotta al tabagismo, come il Regno Unito, la Nuova Zelanda, il Canada e in parte gli Stati Uniti ed esortano il governo di Hong Kong ad adottare un approccio equilibrato. “Mentre quello sulla riduzione del danno è stato per molto tempo un dibattito emotivo – scrivono a conclusione della missiva – la salute pubblica è una scienza basata su numeri, calcoli e dati. E i dati attualmente disponibili sono obiettivi e indiscutibili”.

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