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Soldi alla Lega, Vaporart: “Contributi volontari e dichiarati a norma di legge”

Gianluca Giorgetti esterrefatto per le notizie di stampa circolate questa mattina. "Se vogliamo essere precisi - spiega - la mia azienda ha dato 100 mila euro, non 75 mila. Ma è stato fatto tutto alla luce del sole". Anche Stefano Pozzi è stato tirato in ballo: "Procedo con la querela".

di Barbara Mennitti

Con un tempismo prodigioso – alla vigilia del voto in commissione Finanze di un emendamento che rischia di rivedere la tassa monstre sulla sigaretta elettronica – la bufera mediatica si abbatte sul settore del vaping. Su testate blasonate e poi a cascata su tutti i media, veri o presunti, rimbalza la notizia: Vaporart, nota azienda del settore del vaping, ha pagato la Lega per avere una legge ad hoc. Più precisamente l’azienda piemontese avrebbe dato, scrivono Sasso e Paolucci su La Stampa, 75mila euro al Carroccio per risolvere l’annosa questione dell’imposta di consumo – che, ricordiamo, esiste solo in Italia e in un’altra manciata di Paesi – e per avere uno sconto su quanto dovuto all’erario per gli anni passati.
Serve qui una piccola digressione per spiegare che molte aziende del settore dal 2014 ad oggi hanno versato solo una piccola parte dell’imposta, perché erano in corso contenziosi e perché confortati da una sentenza della Corte costituzionale, poi però ribaltata alla fine del 2017. Le aziende, però, questa tassa non l’hanno nemmeno richiesta ai loro clienti, dunque versare per intero le somme richieste dall’erario, avrebbe significato condannarle alla chiusura con relativa perdita di posti di lavoro diretti e indiretti. La decisione di operare un condono può essere ed è discutibile, ma porsi il problema di come evitare la scomparsa di un comparto economico è certamente un compito della politica.
Ma torniamo a Vaporart e ai finanziamenti alla Lega. È vero che ha dato 75 mila euro al Carroccio, chiediamo a Giorgetti? “No– ci risponde – gliene ho dati 100 mila. È il tetto previsto dalla legge per i contributi ai partiti. Tutto è stato fatto secondo quanto previsto dalla legge, con tanto di atto notarile e documentazione consegnata agli uffici della Camera”. Il titolare dell’azienda di Biella ricorda anche che il contributo risale a febbraio 2018, quando il partito di Salvini era ancora all’opposizione, sebbene in ascesa di consensi. E infatti la donazione è registrata nei bilanci sia dell’azienda che del partito. Ho scelto la Lega– continua Giorgetti – perché sono un militante e ho la tessera dal 1991. È il partito da cui mi sento rappresentato e che ha mostrato di condividere le nostre istanze”. Lo scorso luglio, ci ricorda, l’azienda fu addirittura presente al raduno leghista di Pontida con uno stand di liquidi per sigarette elettroniche.
Anche Stefano Pozzi di Fumador, tirato in ballo dall’articolo della Stampa come uomo “legato” al sottosegretario all’Interno Stefano Candiani, mostra stupore. “Io Candiani non lo conosco– ci dice al telefono – sinceramente non sono un elettore della Lega e, soprattutto, non ho aperto nessuna azienda quest’estate. Basta una verifica in Camera di commercio per accertarsene”. Secondo la Stampa, invece, a Pozzi farebbero “capo una serie di aziende del settore. Alcune nate a fine estate, anticipando di fatto la liberalizzazione prevista dagli emendamenti leghisti per aprire alle vendite online, ora vietate”. Pozzi conclude dicendo che si tutelerà in sede legale.
Dunque Vaporart ha dato un contributo alla Lega? Sì, lo ha fatto. “E continuerò a farlo– aggiunge Gianluca Giorgetti – anche per gli anni a venire. Sempre nel rispetto dei limiti e delle modalità previste dalla legge”.

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