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Sigarette elettroniche, il Regno Unito vape-friendly anche sui luoghi di lavoro

L'intergruppo parlamentare per il vaping del Parlamento inglese pubblica un paper per politiche ecig-friendly. Cominciando da Westminster.

Nel Regno Unito continua l’onda lunga scatenata dalle conclusioni dell’indagine sulla sigaretta elettronica condotta dalla Commissione scienza e tecnologia del Parlamento. Dopo sette mesi di audizioni, raccolta di documenti e analisi delle evidenze scientifiche, lo scorso settembre il presidente della commissione Norman Lamb ha presentato all’aula l’esito di questo lavoro, che rappresenta una forte apertura verso il vaping e la strategia della riduzione del danno. Si tratta di un documento fondamentale anche per un Paese vaper-friendly come il Regno Unito, perché è la prima presa di posizione netta da parte della politica e del legislatore, che segue e fa sue le posizioni delle istituzioni di sanità pubblica. E, soprattutto, dà l’imput per trasformare queste posizioni in misure normative.
La prima risposta è arrivata all’inizio del mese dall’agenzia che regola la pubblicità, la Committees of Advertising Practice. Il divieto di inserire nelle promozioni i cosiddetti “health claims”, cioè di dire semplicemente che l’ecig riduce il danno da fumo, rappresentava un ostacolo alla diffusione del vaping. “Significa che stiamo perdendo l’occasione di incoraggiare i fumatori a passare all’elettronica”, ha dichiarato Lamb in un’intervista a Sigmagazine, pubblicata nell’ultimo numero del bimestrale cartaceo. E prontamente l’agenzia si è adeguata, eliminando dalla normativa il divieto di fare riferimenti alla minore dannosità dell’ecig rispetto al fumo tradizionale.
Un altro tema importante sollevato dalla commissione parlamentare era la regolamentazione dell’uso della sigaretta elettronica nei luoghi pubblici e sui luoghi di lavoro. “Visto il peso delle evidenze scientifiche– ci aveva spiegato il presidente Lamb sempre nella stessa intervista – abbiamo concluso che non vi era una logica sanitaria per trattare il vaping e il fumo come se fossero la stessa cosa”. E oggi una spinta in questo senso arriva dall’intergruppo parlamentare per il vaping, che ha pubblicato un paper con raccomandazioni e proposte sull’uso della sigaretta elettronica in questi ambiti.
In pratica si chiede ai datori di lavoro di “adottare specifiche politiche sul vaping che compongano le necessità dei vaper e dei fumatori che intendono passare all’elettronica con quelle di chi non svapa”. In particolare si chiede di fare una netta differenza fra vaping e fumo, creando delle aree al chiuso e facilmente accessibili per gli svapatori e consentendo l’uso dell’ecig in tutte le aree all’aperto, a meno che vietarlo non risponda a  specifiche ragioni di sicurezza o professionali. La stessa politica viene suggerita anche nei luoghi pubblici, mentre si esorta Public Health England ad intensificare le iniziative per correggere i pregiudizi diffusi sul vaping, spiegando come non vi siano prove scientifiche sui rischi del cosiddetto vaping passivo.
L’intergruppo non risparmia critiche nemmeno alla sua istituzione. Il Parlamento, si legge nel paper, non tiene conto delle esigenze degli svapatori e le zone a loro riservate sono all’esterno e la loro ubicazione è ignota alla maggior parte delle persone che vi lavorano. “Il Parlamento– affermano – deve dare l’esempio agli altri luoghi di lavoro e a quelli pubblici, diventando davvero vape-friendly”. L’intergruppo ha stilato un elenco di richieste di aree dove consentire l’uso dell’elettronica all’interno del Parlamento (compresi gli uffici dei parlamentari e del loro staff, la caffetteria, i bar, i ristoranti e la biblioteca), che sottoporrà all’organo interno.
Qualche raccomandazione, però, è indirizzata anche ai vaper, considerando che a qualcuno gli aromi sprigionati dall’elettronica possono risultare sgradevoli. Si chiede a chi usa l’ecig di non svapare negli spazi di lavoro o pubblici chiusi senza prima chiede il permesso ai colleghi o alle altre persone presenti, di rispettarne le esigenze, evitando di inondarli di nuvoloni. Niente di più impegnativo di un po’ di sana buona educazione per una convivenza rispettosa fra vaper e non.

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