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Sigarette elettroniche, Ministero della Salute pone il veto sulla tassa

E' iniziata in Commissione finanze del Senato la seduta che potrebbe rimodulare l'imposta sui liquidi da inalazione. La Lega sta cercando di mediare con i Cinquestelle visto il parere negativo del ministero guidato dalla Grillo.

È il Ministero della salute il vero e (quasi) unico ostacolo alla diffusione della sigaretta elettronica. Nonostante quanto ormai consolidato e appurato a livello internazionale, in Italia il principale strumento di riduzione del danno viene visto come una dipendenza da combattere e da contrastare, anche se utilizzata senza nicotina. In questi momenti la commissione Finanze del Senato sta discutendo come regolamentare il settore del vaping, partendo da una imposizione fiscale decisamente più bassa rispetto all’attuale. Le posizioni sono però distanti tra l’ipotesi della Lega (zero tax sui liquidi senza nicotina e 0,037 euro ogni millilitro con nicotina) e l’ipotesi suggerita dal Ministero della salute e avallata dalle Finanze (1,2 euro su tutti i liquidi, con e senza nicotina). In aggiunta, il Ministero della salute vorrebbe mantenere lo status quo per gli shop online e, nel caso passasse la sua ipotesi fiscale, applicare sin da subito la nuova tassa senza attendere gennaio. Questo per scavalcare la sanatoria che consente alle aziende di defalcare il 95 per cento del debito pregresso. D’altronde, come si legge nel parere dato alla Commissione finanze, il Ministero della salute sta “valutando l’opportunità di intervenire in altra, più appropriata sede normativa, per  estendere anche a questi prodotti il regime dei divieti finora espressamente previsto solo per le c.d. sigarette tradizionali“. In altre parole, il grande obiettivo delle istituzioni sanitarie italiane è poter un giorno equiparare in tutto e per tutto la sigaretta elettronica al tabacco tradizionale. E, come si legge sempre dalla relazione, “la finalità secondaria di tutela della salute propria dell’imposta di consumo, che già di per sé giustifica l’imposizione sui prodotti nicotinici, legittima anche l’eventuale effetto di disincentivo, in nome del principio di precauzione, nei confronti di prodotti che potrebbero costituire un tramite verso il tabacco”. Quindi, secondo il Ministero della Salute, non sono i controlli e le regole e non è neppure la prevenzione e l’educazione nelle scuole e nelle strutture idonee, ma il vero deterrente è rappresentato dall’aumento delle tasse. Una visione proibizionista e paternalista, giustificata soltanto da un mero interesse erariale.
La Lega sta cercando di mediare con i Cinquestelle, detentori della responsabilità politica del Ministero della salute. L’ipotesi su cui potrebbe trovarsi un accordo è introdurre una imposta di 0,037 euro per millilitro sui liquidi senza nicotina e di 0,075 euro per millilitro sui liquidi con nicotina. Gli shop online potrebbero tornare a vendere liquidi soltanto se dotati di deposito fiscale e se in grado di esercitare un reale controllo sull’età dei clienti e di impedire, cioé, l’accesso ai minori di 18 anni.
Stiamo vivendo una fase molto delicata– commenta Gianluca Giorgetti, vicepresidente Anafe-Confindustria – che potrebbe finalmente segnare un punto fondamentale in ottica di lotta al tabagismo e di riduzione del danno da fumo. Questo si può fare soltanto aiutando e sostenendo il principale strumento che consente di diminuire il rischio, ovvero la sigaretta elettronica. Un conto è tassare un prodotto, un altro è strozzarlo con una pressione fiscale esorbitante e una normativa incerta come è accaduto negli ultimi cinque anni”.

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