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Sigarette elettroniche, psichiatri australiani chiedono la legalizzazione

In un position paper il Royal Royal Australian and New Zealand College of Psychiatrists interviene nel dibattito politico e si schiera a favore della riduzione del danno.

Questa volta sono i medici psichiatri australiani e neozelandesi a dichiararsi favorevoli alla legalizzazione e alla regolamentazione di liquidi per sigarette elettroniche contenenti nicotina per agevolarne l’uso come strumenti per la riduzione del danno. La posizione è espressa in un position paper del Royal Australian and New Zealand College of Psychiatrists (Ranzp) ed ha quinti tutti i crismi dell’ufficialità. Già nel luglio del 2017 il collegio era intervenuto nel dibattito politico, inviando al governo australiano un documento in cui si chiedeva di permettere la vendita delle ecig con nicotina. Una richiesta rimasta inascoltata già allora, visto che il governo confermò il divieto e il Ministro della salute Greg Hunt rimane uno dei più strenui oppositori del vaping. Ora dunque il collegio ha reso pubblica e netta la sua posizione.
D’altronde per gli psichiatri, in Australia come altrove, quello del fumo e delle malattie ad esso correlate è una vera emergenza. Fra i pazienti con patologie psichiatriche, infatti, si registrano tassi di fumatori molto più alti della media. In Australia – si legge nel position paper – fumano il 61 per cento dei pazienti affetti da disturbo bipolare e addirittura il 70 di quelli affetti da schizofrenia, a fronte del 16 per cento del resto della popolazione. Percentuali allarmanti che non sono mai diminuite nel corso degli anni, affermano gli psichiatri. E non solo fra questo tipo di pazienti si contano più fumatori, ma anche un consumo pro capite di sigarette molto più alto nella media e un tasso di successo molto inferiore quando cercano di smettere. Questo, per chi è affetto da patologie psichiatriche, si traduce in una salute fisica debilitata e in una diminuzione dell’aspettativa di vita. “È il fumo– si legge nel documento – la causa principale del divario sanitario”.
Per questo il collegio invoca la riduzione del danno da fumo come “componente essenziale di qualsiasi quadro politico che miri a migliorare la salute dei fumatori”, ricordando anche che il concetto rientra nella Australia’s National Tobacco Strategy del 2012. “Il Ranzcp teme– si legge ancora nel documento – che le politiche basate esclusivamente sull’astinenza acuiscano le disparità sanitarie ed economiche, perpetuando la discriminazione che colpisce questo gruppo(i pazienti psichiatrici, ndr)”. Da qui l’endorsment alla sigaretta elettronica con nicotina.
In sostanza il collegio chiede che le ecig e i vaporizzatori con nicotina vengano regolamentati come beni di consumo, che siano soggetti ad una tassazione molto più bassa dei prodotti a tabacco combusto, in modo da renderli fruibili anche per i fumatori a basso reddito, e che sia previsto un sostegno finanziario a chi vuole passare dal tabacco all’elettronica. Chiede anche che siano stabiliti degli standard di sicurezza e di qualità per i prodotti del vaping ed un’età minima per l’acquisto, oltre ad un’informazione puntuale del pubblico sui rischi dell’ecig paragonati a quelli del fumo.
Il quadro normativo suggerito – sostiene il Ranzcp – potrà essere rivisto fra dieci anni, alla luce degli studi sugli effetti a lungo termine del vaping e sulla sua efficacia come strumento per smettere di fumare. Insomma, il cerchio continua a stringersi intorno al Ministro della salute australiano e alle sue posizioni e si spera prima o poi anche l’Australia seguirà la strada del Regno Unito e della Nuova Zelanda.

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