Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Eurispes, la sigaretta elettronica in Italia vale 800 milioni di euro

Presentata a Roma la ricerca che per la prima volta rivela i numeri del comparto. I medici Ruggeri e Polosa anticipano i prossimi studi in ambito di riduzione del danno.

È stata presentata oggi a Roma la ricerca “Verso la riduzione del danno, il mondo del vaping alla luce della nuova regolamentazione fiscale” condotta dall’istituto di ricerca Eurispes in collaborazione con tre note realtà del settore: l’associazione di produttori e distributori Coiv, l’organizzazione fieristica Vapitaly e l’associazione dei negozianti Uniecig. All’incontro, moderato dal direttore di Sigmagazine Stefano Caliciuri, oltre ai presidenti Dario Colaianni, Mosè Giacomello e Antonella Panuzzo e al coordinatore della ricerca Alberto Baldazzi, hanno partecipato il professore Riccardo Polosa dell’Università di Catania e il dottor Mauro Ruggeri della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg).
I lavori sono stati aperti da Baldazzi, che ha subito sottolineato come quello per la riduzione del danno – in tutti i campi – sia sempre stato un impegno di Eurispes, fin da quando negli anni Ottanta l’Istituto si batté per l’obbligatorietà del casco per i motociclisti. In qualche modo, spiega Baldazzi, oggi ci si ritrova in una situazione simile con le autorità sanitarie che limitano la diffusione di uni strumento meno dannoso del fumo, come la sigaretta elettronica, in ossequio di un esasperato principio di precauzione. Eppure, ha continuato il coordinatore della ricerca, ormai il settore del vaping anche in Italia registra numeri importanti. In base a un focus specifico che ha coperto un campione del 22 per cento degli operatori, l’Istituto ha censito 2.500 negozi specializzati, circa 10mila operatori diretti, un milione e mezzo di consumatori e un giro di affari di 800 milioni di euro all’anno, cioè il 4 per cento delle spese totali italiane per i prodotti del tabacco.
Sempre dalla ricerca, emerge poi una spaccatura fra i medici di base e le gerarchie sanitarie, con i primi – a diretto contatto con i pazienti – che guardano con interesse alle sigarette elettroniche e i secondi arroccati sulle loro posizioni intransigenti. “Vogliamo stanare le autorità scientifiche istituzionali,– ha concluso Baldazzi – scuoterle dalla loro apatia, dal loro ‘non possumus’ che non si spiega a fronte di quello che fanno Paesi come la Gran Bretagna”. “Quello che vogliamo – ha concluso – sono meno morti, meno sofferenza e meno spesa sanitaria, oltre a garantire ai cittadini il loro diritto ad essere informati sugli strumenti per ridurre il danno da fumo”.
E a nome dei medici di base ha parlato il dottor Ruggeri, che rappresenta una società scientifica con oltre 10mila iscritti, che da sempre si occupa anche di tabagismo. “Noi seguiamo il danno nei pazienti fumatori,– ha spiegato Ruggeri – lo vediamo progredire”. Per il rappresentante di Simg “la riduzione del danno è sempre da prendere in considerazione”. Eppure, ricorda, da un recente survey interno su 400 medici è risultato ben il 50 per cento ha dichiarato di non conoscere la sigaretta elettronica. Ruggeri ha ribadito le aperture fatte lo scorso novembre dal presidente Cricelli durante il congresso della Simg. “La società – ha spiegato – è orientara a dare l’ecig ai pazienti che non riescono a smettere, offrendo maggiori strumenti conoscitivi ai suoi iscritti ed è disposta a far parte di nuovi progetti di ricerca”.
Come quello che ha intenzione di lanciare il CoeHar (Centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo) di Riccardo Polosa: un grande studio mondiale a lungo termine sull’uso dei prodotti da svapo. Il professore catanese testimonial della riduzione del danno in tutto il mondo, ha rifiutato la dicotomia fra gerarchie sanitarie e medici. “Vogliamo la stessa cosa – ha affermato – che la gente smetta di fumare. Solo che mi sono reso conto che seguendo i dogmi dell’Istituto superiore di sanità, il numero dei fumatori non diminuisce”. Invece di insistere con uno sterile proibizionismo bisognerebbe, secondo Polosa, sfruttare la tecnologia in continua evoluzione dei vaporizzatori personali. “Paesi come la Gran Bretagna e la Svezia – ha chiosato – dimostrano che si può vincere la battaglia al tabagismo“.
L’incontro si è concluso con gli interventi dei presidenti di Vapitaly, Coiv e Uniecig e con il saluto del presidente di Eurispes, Gian Maria Fara.

Articoli correlati