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“Cacciatori di nuvole” e “Sostituti”: la subcultura della sigaretta elettronica

Gli accademici norvegesi Tokle e Pedersen hanno osservato per quattro anni le abitudini dei consumatori di sigarette elettroniche: ne è scaturito un trattato sociologico di recente pubblicazione.

La sigaretta elettronica non è soltanto uno strumento che consente di smettere di fumare. È anche un aggregatore di amicizie, abitudini, gestualità. Quello che sino ad oggi era percepito soltanto dagli appassionati del vaping, adesso è stato messo nero su bianco in una recente pubblicazione universitaria norvegese. Gli accademici norvegesi Rikke Tokle (Istituto di sanità norvegese) e Willy Pedersen (Univerità di Oslo) hanno osservato per quattro anni – dal 2014 al 2018 – le abitudini dei consumatori di sigarette elettroniche, frequentando i loro stessi punti di ritrovo e partecipando alle discussioni sui forum. Ne è scaturito un trattato sociologico che pone per la prima volta il vaper in una subcultura divisa in due identità: il Cacciatore di nuvole e il Sostituto.
Il Cacciatore di nuvole è caratterizzato da quattro elementi dominanti: il desiderio di protagonismo durante il gesto dello svapare; il senso di appartenenza ad una comunità, anche attraverso l’uso di simboli condivisi; la difesa pubblica e indiscriminata del vaping; la costante ricerca di strumenti ad alte prestazioni. In sostanza, è il profilo dell’appassionato che ha trovato nel vaping una attività se non principale, almeno collaterale alla propria, in grado di riempire buona parte della giornata. Spesso il cacciatore di nuvole è politicamente impegnato per migliorare i regimi di regolamentazione dello svapo e mira a diventare un punto di riferimento per la propria comunità. Spesso utilizza termini tecnici in inglese pur non conoscendone il significato letterale.
Il Sostituto è invece colui che si limita a considerare la sigaretta elettronica come un mero strumento per ridurre il consumo di tabacco, sino a smettere del tutto. L’obiettivo è smettere di fumare attraverso una strada più pragmatica, evitando ulteriori rischi per la salute e sfuggendo allo stigma del fumo e gestendo la dipendenza da nicotina. Utilizza sporadicamente i forum di discussione e quando lo fa è per chiedere informazioni sul corretto utilizzo o funzionamento della sigaretta elettronica, non per essere aggiornato sulla normativa o sulle nuove proposte commerciali. Nutre invece un’alta considerazione nei confronti del negoziante di riferimento, persona in cui vengono riposte tutte le aspettative sulla cessazione dal fumo.
La subcultura del vaping – spiegano Tokle e Pedersen – è fortemente inclusiva, ispira fiducia, crea amicizie affettive e fortifica l’appartenenza. L’attuale subcultura del vaper ha svolto un ruolo significativo per alcuni consumatori; tuttavia, proprio la parte estetica e pratica della sottocultura potrebbe avere poco appeal per una larga parte di altri consumatori“.

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