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Sigarette elettroniche fuori da Tpd, per l’Italia obiettivo 55 mila firme

Parla Mosè Giacomello, portavoce vicario dell'iniziativa. La piattaforma di raccolta sarà disponibile entro un paio di settimane.

La Commissione europea ha dato il via libera alla petizione che, se andrà a buon fine, nell’arco di un anno potrebbe cambiare i destini del vaping. Entro il 19 febbraio 2020 il comitato promotore dovrà raccogliere almeno 1 milione di firme in almeno sette Paesi membri dell’Unione; ogni Paese, per poter essere conteggiato, deve garantire un numero minimo di firme. Il quorum per l’Italia è fissato in 54.750 firme mentre, ad esempio, per la Slovenia è di 6 mila e per la Croazia di 8250. Obiettivo italiano che a prima vista può sembrare di semplice raggiungimento ma, a ben guardare, non lo è affatto.
La petizione europea promossa da Efvi (European Free Vaping Initiative) nel 2014, infatti, raccolse in Italia la misera quantità di 6 mila firme. Qualcuno sostenne che non ci fu impegno, perché in quel tempo la priorità italiana era la fiscalità interna e non le questioni europee. Tesi che questa volta dovrebbe essere accantonata perché, come l’esperienza insegna, tutto è legato: si parte dall’Europa per arrivare sino all’ente locale. Quindi è bene avere chiaro che quello che si decide a Bruxelles  è vincolante per tutti i Paesi dell’Unione, Italia compresa.
Per avere un termine di confronto sulla quantità di firme necessarie, basti pensare che l’edizione da record del Vapitaly, la fiera della sigaretta elettronica di Verona, ha contato 24 mila presenze. Vuol dire che l’obiettivo 54 mila firme non verrebbe raggiunto neppure se tutti i visitatori convincessero un amico a firmare: ne mancherebbero ancora 6 mila. Oltretutto, la petizione è stata vidimata e accettata a partire da oggi, giorno in cui ha avuto inizio il countdown. Ma la piattaforma di raccolta firme ancora non è pronta, quindi si parte già con un handicap.

Lo sarà fra circa un paio di settimane“, puntualizza Mosè Giacomello, viceportavoce del comitato promotore dell’iniziativa, nonchè patron della fiera Vapitaly e anche per questo scelto come rappresentante italiano. “Il mondo associativo europeo ha riconosciuto in Vapitaly un importante punto di contatto e di incontro tra aziende e consumatori. Senza dimenticare la mia pregressa esperienza nell’organizzazione della passata petizione“. Per l’Italia è dunque una importante opportunità avere un proprio rappresentante nel board decisionale e organizzativo. Il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans ha già contattato sia Giacomello che il portavoce tedesco Dustin Dahlmann, dando loro il via libera all’iniziativa che chiede la scissione della normativa del vaping da quella del tabacco.

Ma perché non chiedere semplicemente l’abrogazione dell’articolo 20 della Tpd?
Perché posta in quei termini la petizione non sarebbe stata accettata – spiega Giacomello – In passato ci fu già un tentativo attraverso la Corte europea di chiederne la cancellazione ma la sentenza non diede ragione ai richiedenti. Quindi avremmo rischiato di vederci rifiutata la petizione, perché una analoga istanza era già passata in giudicato. Era necessario modificare le richiesta. Credo che proporre soluzioni sia sempre più premiante rispetto a chiedere semplicemente una cancellazione tout court.

E quindi si potrebbe andare nella direzione di una Vpd?
Sì, il nostro obiettivo è uscire dalla Direttiva europea tabacchi e creare una Direttiva europea vaping.

I tempi stringono e l’iter appare lungo.
Per raggiungere l’obiettivo bisogna camminare lungo il percorso facendo un passo alla volta. La priorità di questi giorni è mettere online la piattaforma per firmare la petizione; quindi seguiranno tutte le iniziative volte a pubblicizzare la petizione e coinvolgere quanti più cittadini possibili a firmare e far firmare“.

Durante il Vapitaly si darà visibilità alla petizione?
Certamente. Ci saranno postazioni telematiche dedicate appositamente alla firma dei visitatori. E altre iniziative che al momento sono ancora in fase di completamente ma che riveleremo quanto prima.

Come evitare firme false?
Le firme devono essere raccolte secondo la normativa vigente. Oltre alla firma occorre inserire nel database anche le generalità e gli estremi di un documento di identità. Tutte le firme saranno poi consegnate al Ministero degli interni che dovrà certificarne l’autenticità. A quel punto l’intero plico potrà essere portato a Bruxelles e farà parte del conteggio globale utile al raggiungimento del milione di firme. Non è semplice ma sono sicuro che con l’impegno di tutti l’Italia questa volta potrà raggiungere l’obiettivo.

Siamo fiduciosi: tutto andrà bene e si raggiungeranno le firme necessarie. E poi?
La Commissione  e il Parlamento europeo saranno obbligati a darci audizione per spiegare le nostre ragioni e il senso dell’ipotesi di riforma. L’Unione europea non potrà legiferare ulteriormente senza aver ascoltato l’opinione del comitato in rappresentanza dei cittadini. In pratica, il nostro diventa un parere qualificato.

Che potrà incidere anche su una eventuale ipotesi di tassazione unificata europea?
La nostra proposta non entra nel merito dell’entità della tassa, anche se una eventuale legge di riforma può dare suggerimenti ai Paesi membri sul tema fiscale. Il nostro grande auspicio è che l’iniziativa serva come linea guida soprattutto per semplificare l’accesso dei cittadini agli strumenti di riduzione del danno.

In calce all’iniziativa è specificato che avete ottenuto un contributo economico da parte di una multinazionale del tabacco.
Imperial Brands ha sostenuto l’iniziativa con 10 mila euro. Lo ha fatto in totale trasparenza e con altrettanta trasparenza anche noi lo rendiamo pubblico. Vorrei sottolineare che Imperial ha un importante interesse nell’ambito dei prodotti del vaping, essendo produttrice di sigarette elettroniche e liquidi di ricariche. Oltretutto è l’unica multinazionale a non produrre riscaldatori che per noi, anche se di nuova generazione, sono pur sempre tabacco e devono rimanere nella Tpd“.

Un concetto che non pare molto chiaro al commissario europeo per la salute Andriukaitis, che però il prossimo anno non ci sarà più.
Speriamo allora di essere ricevuti da un commissario che sappia perlomeno la differenza tra vapore e tabacco.

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