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È stata approvata ieri dall’Assemblea legislativa della Regione Marche la proposta di legge sugli interventi di lotta al tabagismo per la tutela della salute. Gli obiettivi dell’intervento normativo sono la diminuzione del numero dei fumatori, la diminuzione del numero di persone esposte ad inalazione del fumo passivo, la riduzione dell’impatto ambientale causato dagli scarti del fumo di tabacco e la tutela del diritto del non fumatore a respirare aria libera dal fumo di tabacco.
Quello che rende il testo della Regione Marche diverso da molti altri, però, è un richiamo espresso al principio di riduzione del danno. “La Regione – si legge al comma 1 dell’Articolo 2 – sostiene gli interventi di prevenzione, di assistenza e supporto alle disassuefazioni del tabagismo di comprovata efficacia in accordo con le indicazioni delle linee guida internazionali e nazionali e con i metodi della medicina basata sulle evidenze, anche riconoscendo il principio di riduzione del danno”.
Per combattere il fumo, la Giunta regionale ha adottato un piano regionale triennale che prevede la promozione di stili di vita sani e liberi dal fumo, l’assistenza e il supporto alla disassuefazione del tabagismo attraverso le competenti strutture sanitarie e l’accesso gratuito ai servizi sanitari per curare la dipendenza del tabacco, la tutela dell’ambiente dai rifiuti generati dal fumo e la promozione di servizi, campagne informative e progetti specifici anche in collaborazione con gli istituti scolastici. Dunque la Regione Marche cerca di affrontare il problema con uno sguardo a 360 gradi, che va dalla prevenzione del fumo, alla sensibilità per il danno ambientale – spesso sottovalutato nel nostro Paese – all’attenzione verso chi fuma e non riesce a smettere, introducendo il concetto di riduzione del danno.
“Nelle Marche – spiega a Sigmagazine Mirco Carloni, consigliere regionale e promotore della proposta di legge – le persone che ogni anno iniziano a fumare sono più di quelle che riescono a smettere. Nel 2017 i fumatori di età compresa fa i 18 e i 69 anni sono saliti al 24,3 per cento della popolazione rispetto al 22,1 del 2016. È un problema pressante che si riflette non solo sulla salute dei cittadini, ma anche sull’ambiente e sulla spesa sanitaria. È il momento di cercare e attuare delle strategie su più livelli, che non si limitino alla semplice sensibilizzazione, per combattere il tabagismo”.
Nella sua legge si pone molta attenzione alle campagne di prevenzione.
Bisogna partire dalle scuole per evitare che fra i giovanissimi si impongano modelli sbagliati. Quando si è giovani si tende a sottovalutare il danno prodotto dal fumo, a non avere piena consapevolezza di cosa significhi fumare per la salute. Ed è qui che bisogna intervenire per informare i giovani e tenerli lontani dal fumo. Oltretutto nel lungo termine la prevenzione si traduce anche in un risparmio in termini di spesa per curare le malattie derivanti dal fumo.
Nel testo si parla espressamente anche di riduzione del danno.
Come detto, il tabagismo è un problema complesso che richiede strategie sfaccettate e analisi concrete e meno ideologiche. Il fumo crea danni, ma fra smettere del tutto e mantenere la dipendenza vi sono dei passaggi intermedi che non vanno demonizzati. Come estrema ratio, per i fumatori che non riescono a smettere, si può guardare a prodotti che riducano effettivamente il rischio da fumo, se le altre soluzioni sono fallite. Si tratta prima di tutto di una battaglia culturale che bisogna intraprendere, sulla base della letteratura scientifica disponibile su questi prodotti. Che, rispetto alle sigarette tradizionali, rappresentano un vantaggio anche per l’ambiente.
In questo sforzo sono coinvolte anche le istituzioni sanitarie locali?
Certamente. La prossima settimana scriverò una lettera ai rettori delle Asl territoriali, chiedendo di attivarsi per attuare una strategia di assistenza per aiutare i fumatori a smettere. È anche necessario avviare e potenziare i centri antifumo della Regione. È un percorso lungo e c’è molto da fare.
C’è un motivo dietro a questo suo impegno per la lotta al tabagismo?
C’è un motivo familiare. Mio nonno era un grande fumatore ed è morto di tumore ai polmoni dovuto al fumo. Non posso non pensare che se allora ci fosse stata maggiore consapevolezza sul tabagismo e sui danni che provoca alla salute, a mio nonno sarebbero state risparmiate enormi sofferenze.