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Sigaretta elettronica, un valido supporto per i Centri antifumo

La sigaretta elettronica è ad oggi lo strumento che maggiormente ha favorito la riduzione del danno da tabacco. Public Health England ha quantificato che la sigaretta elettronica abbatte del 95 per cento i danni provocati dalla combustione.

Le sostanze cancerogene presenti nei vapori della sigaretta elettronica sono sicuramente inferiori rispetto a quelle presenti nel fumo. E non di poco. Però “il fumo sicuro non esiste“. Parole di Fabio Beatrice, chirurgo otorinolaringoiatra e responsabile del centro antifumo dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino. Nei giorni scorsi Beatrice ha presentato un rapporto che analizza gli accessi al servizio, il sesso del fumatore e le percentuali di successo. “Le donne fanno più fatica a smettere di fumare rispetto ai maschi. Mentre il 45,6 per cento degli uomini che si sono rivolti al centro antifumo dell’ospedale Giovanni Bosco è riuscito a chiudere con la sigaretta, solo il 40 per cento delle donne ha concluso il periodo di frequentazione del centro con un risultato positivo“. Ma il dato allarmistico è un altro: il 55 per cento degli uomini e il 60 per cento delle donne che si ricolte al Centro antifumo non ce l’hanno fatta a smettere. Secondo le stime, i fumatori in Piemonte sono 770 mila di cui 450 mila maschi.
Il Piemonte in ogni caso – spiega Beatrice – è la Regione che il numero più alto di centri per combattere il tabagismo“. L’anno scorso si sono avuti 19 mila ricoveri ospedalieri riconducibili ai danni provocati dal fumo di sigaretta.
La sigaretta elettronica è ad oggi lo strumento che maggiormente ha favorito la riduzione del danno da tabacco. Public Health England ha quantificato che la sigaretta elettronica abbatte del 95 per cento i danni provocati dalla combustione del tabacco. Non soltanto il ministero della salute inglese ma anche gli ospedali e molte strutture penitenziarie consigliano e distribuiscono la sigaretta elettronica come alternativa al fumo. Un esempio che potrebbe e dovrebbe essere emulato anche in Italia, anche in virtù della scarsa efficienza delle politiche di prevenzione antifumo, così come dimostrato dai dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità. Già le associazioni dei medici tedeschi, dei medici francesi e dei medici spagnoli hanno rivolto appelli ai loro rispettivi governi affinchè seguano il modello inglese. Chissà se potrà mai accadere anche in Italia.

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