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Sigarette elettroniche, Da Costa (Oms): “Sono l’abito nuovo di Big Tobacco”

Da Bucarest il commissario europeo per la salute e la direttrice dell'Fctc dell'Oms tuonano contro gli stumenti di riduzione del danno da fumo.

Continuano gli echi del Global Forum on Human Rights and a Tobacco Free World organizzato nei giorni scorsi a Bucarest. Dopo l’intemerata contro le sigarette elettroniche, il commissario europeo per la salute Vytenis Andriukaitis ha rincarato la dose in un’intervista a Euractiv, sostenendo che, se davvero le ecig servono per smettere di fumare, allora dovrebbero essere regolamentate come farmaci. Un discorso che sembrava ormai morto e sepolto dopo i negoziati pre Tpd, ma evidentemente non per il chirurgo lituano. Per una buona fetta di classe medica e di esperti del tobacco control sembra davvero difficile comprendere che gran parte del successo dei vaporizzatori personali è dovuto proprio al fatto che non sono farmaci, non richiedono assistenza e possono essere autogestiti. Il cortocircuito è anche lì: per gli esperti di controllo del tabacco i fumatori sono dei malati, ma i fumatori non si ritengono tali. In ogni caso speriamo che la disinvolta profusione di dichiarazioni pubbliche incisive a cui il commissario Andriukaitis ci sta abituando, sia da ricondursi almeno in parte alla sua decisione di candidarsi alla presidenza della Lituania. Le elezioni saranno il prossimo maggio ed è comprensibile che il commissario voglia far valere tutto il suo peso politico.
Ma da Bucarest arrivano anche le dichiarazioni di Vera Luisa da Costa e Silva, a capo della Convenzione quadro sul tobacco control dell’Organizzazione mondiale di sanità. Secondo da Costa i prodotti a danno ridotto hanno semplicemente fornito un nuovo abito all’industria del tabacco, che ora chiede di sedere al tavolo come un partner. In realtà i protagonisti della crescita della sigaretta elettronica sono state ovunque imprese piccole, piccolissime e medie e solo in seguito, visto il successo travolgente del prodotto, le multinazionali hanno cominciato a seguire la scia. Ma tant’è.
Da Costa accusa l’industria del tabacco di insistere sulla riduzione del danno per mero opportunismo. Cosa probabilmente vera, ma non necessariamente in contraddizione con un vantaggio per la salute pubblica generale. Sempre parlando a Euractive, la direttrice dell’Fctc dichiara che i nuovi prodotti possono essere un pericolo per i minori e per i Paesi in via di sviluppo, dove rischiano di aumentare il danno, invece di ridurlo. E dunque invita gli Stati a proibirli o, al limite, a regolamentarli sulla base del principio di massima precauzione. Insomma, sembra che per gli esperti di controllo del tabacco uccidere il nemico sia ancora più importante che ridurre il danno per la salute pubblica.

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