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I liquidi da inalazione per sigarette elettroniche non sono soggetti all’obbligo di riportare in confezione la data di scadenza. La scelta di indicarla o meno è da attribuirsi all’azienda di produzione che può stabilire dopo quanto tempo il liquido decade e non conserva le caratteristiche organolettiche originarie.
Secondo la normativa vigente, infatti, soltanto i prodotti alimentari e i medicinali devono riportare la data di scadenza. I liquidi da inalazione, non essendo destinati a questi utilizzi, non devono sottostare dunque ai regolamenti attuati dagli stati e redatti dal Consiglio dell’Unione europea e del Parlamento europeo.
In caso di controllo da parte della Guardia di Finanza o del Nucleo antisofisticazioni dei Carabinieri (Nas), il venditore che ha in vendita un liquido recante una data di scadenza superata sarà passibile di sequestro della merce. Questo perché il controllore è tenuto, in ogni caso, a far rispettare le indicazioni poste dal produttore in etichetta. Un atto, però, non avallato dalla legge: sarà sufficiente recarsi dal Giudice di pace o in questura per dimostrare l’insussistenza dell’irregolarità.
È per questo motivo che la maggior parte delle aziende del settore (multinazionali comprese) non appongono alcuna data di scadenza sulle confezioni dei liquidi di ricarica o delle capsule precaricate. Indicano, invece la data di produzione e il numero del lotto. Un codice di tracciabilità da cui si può evincere da quanto tempo il liquido sia in commercio. A seconda dell’aroma utilizzato e della qualità di nicotina e di glicole, un liquido da inalazione può conservare le proprie caratteristiche per un periodo compreso tra un anno e tre anni. Occorre sottolineare che il glicole è un batteriostatico, quindi difficilmente nel liquido può svilupparsi una flora batterica. L’aroma nel tempo tende invece a perdere sapore. Il consumatore dovrebbe poter conoscere la volatilità degli ingredienti utilizzati per sapere dopo quanto tempo sia possibile utilizzarlo. Si noti: non ci sono conseguente tossiche o nocive se si inala un liquido che ha perso la carica aromatica ad eccezione del fatto che non si sente alcun sapore. O, in qualche raro caso, un sapore sgradevole e non più corrispondente all’originario.
Un giusto compromesso, che va nella direzione di trasparenza nei confronti di negozianti e consumatori, potrebbe essere di adottare il simbolo utilizzato dalle aziende cosmetiche che indica entro quanto tempo il prodotto dovrebbe essere consumato dopo l’apertura. Togliere la data di scadenza dalle confezioni, oltre a non infrangere alcuna norma di legge, garantirebbe maggiore serenità anche ai negozianti, spesso alle prese con confezioni risultanti scadute ma che, di fatto, lo sarebbero soltanto agli occhi delle autorità.