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Pronti, partenza, via! Ricomincia il mondiale di Formula Tabacco

Negli ultimi mesi non si è parlato di sport ma di sponsorizzazioni delle scuderie. Ma quanto c'è di vero e quanto invece è pura strategia di marketing?

Uno dei padri nobili del giornalismo italiano, Mario Missiroli, soleva ripetere: “Una smentita è una notizia data due volte“. Si era agli albori del secolo scroso, quando nelle redazioni ronzavano le telescriventi e ticchettavano le macchine per scrivere. Una massima da rispolverare soprattutto oggi, nell’epoca del web e social media, dei giornali online e della comunicazione mordi e fuggi. Oggi che all’approfondimento di qualità si preferisce il chiacchiericcio in quantità. Oggi che il web è considerato sorgente d’informazione, senza badare alla purezza della fonte. Ed è così che le notizie si rincorrono, si copiano, si inseguono, si danno e si ritraggono, si lanciano e si smentiscono. Tutto nel volger di poche ore. Lo scopo, e qui ritorna il maestro Missiroli, è far parlare di sè, recapitare il messaggio anche al destinatario più disattento. se qualcuno avesse perso la prima versione c’è sempre il tempo per rimediare con una smentita o – molto più spesso – presunta tale.
A breve inizierà il Mondiale di Formula 1. In queste ultime settimane poco si è parlato di motori e strategie, di pneumatici e aerodinamica. A tenere banco sono state le sponsorizzazioni di aziende del tabacco presenti sulle livree delle monoposto Ferrari e McLaren. Nel dettaglio: Philip Morris per la rossa italiana, British American Tobacco per l’argentata inglese. Conferenze stampa di presentazione, interviste agli amministratori delegati, lanci d’agenzia, riviste e giornali infarciti di immagini delle livree tabacchifere, retroscena e indiscrezioni. E il web in questo ci ha sguazzato. Un turbinio di copincollature senza fine; fotografie di piloti sorridenti avvolti dalle tute brandizzate; brandelli di frasi lanciate in pasto a blogger avidi di effimera notorietà. Salvo poi, a distanza di qualche giorno, ricominciare il battage in senso opposto. Il Codacons fa ricorso, la Fia apre indagine, l’Unione consumatori anche. Si torna indietro. I giornali annunciano il dietrofront delle scuderie: nessun brand sulle vetture. Ma non poteva finire così, mancano ancora troppi giorni al Mondiale. E allora la storia si ripete: la rossa di Maranello puntualizza che la sponsorizzazione ci sarà ma soltanto dal secondo Gran Premio, salterà la tappa australiana per non incorrere nelle sanzioni delle autorità locali. McLaren invece ribadisce che toglierà la sponsorizzazione. Intanto i consumatori continuano a segnalare il divieto di pubblicità per i prodotti del tabacco. E le scuderie prendono tempo per decidere. E le multinazionali comunicano che sperano di azzerare il numero di fumatori nei prossimi 30 anni. E l’Autority dice no, la pubblicità non si fa. E le case automobilistiche puntualizzano che non correranno con loghi del tabacco. E così ripetendo giorno dopo giorno sui giornali, ora dopo ora sui siti online. Ma intanto si continua a parlarne, con tanto di immagini e excursus della vicenda. Dove ovviamente i nomi dei protagonisti – e dei loro prodotti – hanno sempre una posizione privilegiata. Perchè, si sa, il lettore deve sapere, deve conoscere, non si può tacere che le multinazionali del tabacco hanno cambiato rotta, ora vogliono il bene del fumatore, ora si sono redente, hanno capito che il fumo uccide.
E se fosse tutta una montatura, una costruzione a tavolino, una sinfonia ben orchestrata volta a far ripetere dieci, cento, mille volte i nomi delle aziende e dei prodotti del tabacco? In ogni caso, fosse o non fosse così, anche noi siamo caduti nel tranello. E ci inchiniamo ancora una volta alla lucida saggezza di Missiroli.

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