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Sigarette elettroniche, anche l’Africa merita la riduzione del danno da fumo

Presentato in Malawi e in Kenya con esperti britannici il rapporto "No Fire, No smoke - Global State of Tobacco Harm Reduction".

Mentre il numero dei fumatori è in complessiva diminuzione nei Paesi più ricchi del mondo, sono quelli in via di sviluppo la nuova terra di conquista del tabacco. In particolare, lo abbiamo scritto più volte, l’Africa. Secondo le stime dell’Oms, infatti, nei prossimi cinque anni in molti Paesi del continente il numero dei fumatori crescerà almeno del 5 per cento. E non saranno certo gli scandali, come quello recentemente scoperto dalla Ong Public Eye, a fermare quest’espansione. Solo pochi mesi fa l’organizzazione ha scoperto che le sigarette prodotte in Svizzera e destinate al mercato africano hanno valori di nicotina, monossido di carbonio e catrame superiori a quelle vendute in Europa e addirittura più alti di quanto dichiarato sui pacchetti.
Una notizia esplosiva che però non è esplosa. Pochi sono stati i media europei che l’hanno riportata, ancora meno quelli che si sono indignati. Come se fosse tutto sommato normale che un continente, già piagato da atavici problemi, debba diventare il nuovo bacino di un’industria che ad altre latitudini, invece, sta facendo di tutto per costruirsi una nuova reputazione.
Ma non tutti sono rassegnati a questo destino ed in alcuni Paesi africani iniziano a nascere associazioni per promuovere il concetto di riduzione del danno da fumo, convinti che anche i fumatori del continente nero meritino di poter scegliere opzioni che riducano il rischio, come le sigarette elettroniche. È il caso di Tobacco Harm Reduction Malawi, fondata dall’esperto di riduzione del danno da tabacco Chimwemwe Ngoma. O di Campaign For Safer Alternatives che ha sede in Kenya ed è presieduta da Joseph Magero, anch’egli esperto di harm reduction.
Le due associazioni, in collaborazione con gli esperti dell’organizzazione britannica Knowledge Action Change, hanno organizzato in Malawi e in Kenya la presentazione del rapporto No Fire, No smoke – Global State of Tobacco Harm Reduction 2018, pubblicato dalla stessa organizzazione. Si tratta del primo rapporto sullo stato della riduzione del danno a livello mondiale, alla cui compilazione hanno partecipato molti esperti e scienziati, fra cui il nostro Riccardo Polosa. Su Sigmagazine ne abbiamo scritto ampiamente al momento della sua diffusione, che avvenne lo scorso ottobre in concomitanza con l’ottava Conferenza delle parti della Convenzione quadro contro il tabacco dell’Organizzazine mondiale della sanità.
Nelle 129 pagine del rapporto si delinea per la prima volta una mappa a livello mondiale, regionale e nazionale della disponibilità e dell’uso dei prodotti a rischio ridotto, delle risposte normative a questi prodotti e ci si sofferma sui loro potenziali benefici per la salute pubblica con particolare attenzione alle sigarette elettroniche, i riscaldatori di tabacco e lo snus. Nel rapporto, fra l’altro, si definisce la riduzione del danno non solo come una questione di salute e sicurezza, ma anche di diritti umani, citando la Costituzione dell’Oms del 1946 che sancisce il diritto fondamentale di ogni essere umano al migliore stato di salute possibile. Una facoltà, chiosa il rapporto, che “riguarda anche i fumatori e il loro diritto a ricevere informazioni, servizi e prodotti che possano aiutarli a raggiungere quest’obiettivo”. E che riguarda tutti i fumatori, anche quelli africani.

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