Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Sigarette elettroniche, Paolo Saviane (Lega): “A noi sta a cuore la salute”

Dietro il taglio dell’imposta di consumo c’è la convinzione che le sigarette elettroniche siano un prodotto molto meno dannoso rispetto al fumo tradizionale. Parla il senatore della Lega che in prima persona è intervenuto per riformare al ribasso la fiscalità dei liquidi da inalazione.

(tratto da Sigmagazine #13 marzo-aprile 2019)

Dopo anni di battaglie, frizioni e pressioni, il comparto del vaping è riuscito ad ottenere un importante sconto fiscale sui prodotti liquidi da inalazione. Da gennaio, per ogni millilitro di liquido da inalazione senza nicotina si versano all’erario 40 centesimi di euro; 80 centesimi se invece contiene nicotina. Una boccata di ossigeno per un prodotto che sino all’anno scorso pagava solo di imposte poco meno di 5 euro.
A farsi da promotori della riforma sono stati i parlamentari leghisti. L’iter è iniziato in commissione in fase di discussione del decreto fiscale al Senato per poi approdare alla votazione dell’aula; quindi il testo è passato alla Camera dei deputati, approvato definitivamente il 13 dicembre, inserito quindi all’interno della legge di bilancio dove ha ripetuto i passaggi parlamentari. Seppure, come si dice in gergo, il provvedimento poteva sembrare “blindato”, i colpi di mano dell’ultima ora sono sempre in agguato. Il senatore Paolo Saviane è stato il tutore dell’iniziativa, colui che ha vigilato sin dall’inizio affinché nulla potesse essere cambiato, ponendo la sua firma all’emendamento presentato al Senato e seguendolo nell’iter passo per passo. E così, al termine anche del secondo step, anche Montecitorio, votando quella che un tempo si chiamava legge finanziaria, ha avallato l’abbassamento dell’imposta di consumo sui liquidi da inalazione contenuto nel Decreto fiscale. Segnando una nuova era per l’intero comparto e per decine di migliaia di lavoratori che possono guardare il proprio futuro con più ottimismo e stabilità.
A novembre 2017 la Lega scese in piazza Montecitorio accanto agli operatori del vaping; a novembre 2018 in Parlamento si discuteva la riduzione dell’imposta di consumo. Come siete riusciti a fare in così poco tempo quello che non era riuscito a nessun altro?
In maniera molto semplice, tenendo cioè fede a una nostra proposizione elettorale. La Lega ha nel suo DNA il profondo rispetto del proprio elettorato, di chi dà fiducia e consenso alle nostre posizioni e alle nostre battaglie. Lo stesso rispetto che nutriamo nei confronti di chi crea impresa rischiando il proprio capitale, le proprie risorse non soltanto economiche, di chi ha una progettualità e, con orgoglio e coraggio, accetta la sfida del mercato. Sostenere gli operatori del vaping, incidendo sulla riduzione dell’imposta di consumo, ha rappresentato l’attuazione concreta del metodo di governo che stiamo adottando e che continueremo a praticare: soluzioni di buonsenso che sanano criticità di cui la vecchia politica si è colpevolmente non occupata.
Quali ostacoli politici o burocratici avete trovato?
La riduzione della tassazione su questo tipo di prodotti ha una sua ratio e giustificazione: infatti, le sigarette elettroniche sono molto meno dannose e mi riferisco in particolare a quelle che contengono una minima parte di nicotina, rispetto al fumo tradizionale. Ciò significa una riduzione da parte dello Stato dei costi futuri relativi alla sanità e, non in subordine, l’attenzione dello Stato stesso verso la salute dei propri cittadini. In tal senso le forze dell’opposizione contestano la riduzione delle entrate erariali non condividendo i benefici di una diminuzione dei costi sociali.
Le forze di maggioranza già lo scorso luglio, nel decreto Dignità, provarono a liberalizzare il comparto, cancellando l’assoggettamento della filiera dai Monopoli di Stato. Un cavillo nel regolamento della Camera però non consentì l’approvazione dell’emendamento. Secondo lei in futuro ci sono margini per ritentare la riforma?
Credo che la tematica di un riassetto del settore sia innanzitutto di primario e sicuro interesse per chi in questo settore ci lavora, ci investe, produce ricchezza e valore per il Paese. Credo anche che la forte riduzione delle imposte prevista nel decreto fiscale sia già un incentivo significativo per i cittadini a usare soprattutto i nuovi liquidi da inalazione per sigaretta elettronica a scapito del mercato delle sigarette e dei sigari. Sicuramente si rende necessario un periodo di monitoraggio per poter valutare compiutamente gli esiti finali.
L’intervento di Governo e Parlamento è stato volto a salvare decine di aziende e migliaia di negozianti. Eppure avete avuto numerose critiche, tra chi ha gridato allo scandalo e chi al condono. Come risponde?
La ratio del provvedimento l’ho esplicitata sopra (salute del cittadino in primis e contenimento spesa sanitaria, ndr): se questo comporta anche dei benefici per aziende e negozianti italiani, è piuttosto evidente che il beneficio allora raddoppi. Per chi fa politica, per chi crede nella cultura del lavoro e della libera impresa, migliore risultato non può esserci. A noi interessa l’obiettivo centrato, non le sterili polemiche, buone nel Palazzo ma distanti anni luce dai bisogni della gente.
Le politiche antifumo italiane non stanno funzionando. Lo dimostrano i dati dell’Istituto superiore di sanità che ha registrato un aumento dei fumatori come non accadeva da dieci anni. Cosa può fare il parlamento per favorire e sostenere la riduzione del danno da fumo?
Oltre alla leva fiscale, il Parlamento può promuovere nei cittadini delle alternative al fumo come appunto le sigarette elettroniche Bisognerà utilizzare dei messaggi di pubblica utilità che contengano informazioni precise sui danni da fumo, rispetto ad eventuali danni causati da prodotti alternativi.
Il Regno Unito, Paese di riferimento nell’ambito di prevenzione antitabagica, anziché aumentare il prezzo delle sigarette favorisce, anche attraverso i medici di base, la diffusione della sigaretta elettronica. Può essere una strada percorribile anche in Italia?
Mi creda: trattare con serietà un settore e i propositi di riforma dello stesso, significa, a maggior ragione per chi ha il compito di legiferare, dover necessariamente interfacciarsi con tutti gli esempi ed i paradigmi che le legislazioni e le esperienze degli altri Paesi consentono. A mio avviso, dovrebbe essere a carico delle aziende produttrici delle sigarette elettroniche la redazione di puntuali dossier, scientificamente validi ed approvati, che attestino il minor danno alla salute delle sigarette elettroniche rispetto alle sigarette tradizionali.
Quanto influiscono le lobby nelle scelte politiche dei singoli parlamentari?
Ripeto, a noi sta a cuore la salute dei cittadini.
Cosa vi ha spinti, già in tempi non sospetti, ad inserire la riforma del vaping all’interno del Contratto di governo?
Come detto precedentemente, la convinzione che il settore rappresenti un importante ambito nella nostra economia nazionale e nella creazione di prezioso valore per la comunità. Lasciarlo in balia di leggi punitive, obsolete e vessatorie, che tutto hanno tranne che intenti migliorativi o riformatori, non era più possibile. La Lega mantiene le promesse che fa davanti al corpo elettorale, perché è nel vincolo tra chi chiede fiducia e chi la concede che si sostanzia la vera azione politica, strumento di progresso e di sostegno ai cittadini ed ai lavoratori.

Articoli correlati