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La diffusione della sigaretta elettronica è virale e inarrestabile

Se l’Asia resta drammaticamente attestata su una generale ostilità verso il mondo del vaping e l’Africa rimane irretita nella tela di ragno delle grandi multinazionali del tabacco, l’Europa si è messa in cammino sul solco tracciato da Londra.

(tratto da Sigmagazine #13 marzo-aprile 2019)

L’impressione è di essere alla vigilia di una svolta tanto attesa. Dopo anni di battaglie per affermare la sigaretta elettronica come strumento principe nella riduzione del danno e nella lotta al tabagismo, diversi segnali sembrerebbero indicare che il muro di gomma stia svanendo. E con esso quell’alone di cattiva propaganda che per anni ha accompagnato sulla stampa generalista ogni notizia riguardante il vaping. C’è un cambio di toni, un diverso registro nell’analisi del fenomeno e una maggiore disponibilità a considerare le tante ricerche che negli ultimi anni hanno certificato da un lato la notevole minore dannosità della sigaretta elettronica rispetto a ogni prodotto di tabacco, dall’altro la sua maggiore efficacia in confronto ad altre terapie sostitutive a base di nicotina.
Il cambiamento si è fatto strada soprattutto in Europa, dove diversi governi hanno più o meno manifestamente accelerato sulle strategie di contrasto al fumo e/o alleggerito la pressione fiscale sul settore del vaping, associazioni pro-svapo sono scese in campo con maggior sicurezza, organizzazioni mediche hanno strappato il velo del conformismo e i media hanno iniziato a informare con maggior correttezza scientifica. E questo non solo nel Paese ormai globalmente riconosciuto come apripista di una nuova stagione, la Gran Bretagna che per prima ha sdoganato l’ecig come supporto medico, ma anche in Francia, Svizzera, Belgio, finanche in Italia. E in Germania, come abbiamo documentato nell’articolo del numero scorso di Sigmagazine, dove i medici hanno contestato in convegni e pubblicazioni i dogmi massimalisti dell’Organizzazione mondiale della sanità, chiedendo alla politica locale di abbandonare politiche sanitarie conservatrici e sperimentare, nel contrasto al tabagismo, i nuovi strumenti di riduzione del danno offerti dall’innovazione tecnologica.
Se l’Asia resta drammaticamente attestata su un generale atteggiamento di ostilità verso ogni novità proveniente dal mondo del vaping e l’Africa rimane irretita nella tela di ragno delle grandi multinazionali del tabacco, che nelle sue regioni più povere non rinunciano ai grandi affari legati allo sfruttamento della manodopera (anche minorile) nelle piantagioni e alla vendita senza ostacoli delle sigarette, l’Europa si è messa in cammino sul solco tracciato da Londra. Nell’universo del vaping, così come in quello della salute, non c’è alcuna Brexit.
Particolarmente incisiva è stata l’azione della Francia, sia sul versante politico che su quello sanitario. Dopo le prime iniziative antifumo adottate negli anni passati sotto la presidenza di François Hollande, l’arrivo all’Eliseo di Emmanuel Macron è coinciso con un’accelerazione delle misure restrittive. Sotto la sua influenza, il governo d’Oltralpe ha intrapreso una decisa politica d’attacco mirata ai consumatori. L’aumento progressivo in vari scaglioni dei pacchetti di sigarette, che entro il 2020 arriveranno a costare in media 10 euro l’uno, ha smosso il mercato del tabacco, riducendo drasticamente il numero dei fumatori. Secondo i dati forniti dal ministero della Salute, nel primo anno dell’aumento progressivo, un milione di persone ha deciso di abbandonare la sigaretta. Il rincaro dei prezzi è stata la scintilla che ha convinto il milione di fumatori a intraprendere il faticoso percorso di fuoriuscita dalla dipendenza dal tabacco. Ma un ruolo altrettanto importante, secondo gli esperti interpellati dai media negli scorsi mesi, è stato giocato dai nuovi strumenti di riduzione del danno apparsi nell’ultimo decennio sul mercato: in parole chiare, dai vaporizzatori personali.
Un dato ancor più rilevante è quello dei giovani, anche alla luce delle polemiche che dagli Stati Uniti si stanno diffondendo in Europa sui rischi legati allo svapo dei minori e nelle scuole: il calo dei fumatori di età compresa fra i 18 e i 24 anni è stato in Francia ancora maggiore rispetto alla media nazionale. La percentuale, sempre secondo dati ministeriali, è passata in tre anni dal 32 al 25 per cento. Una tendenza favorita da una combinazione di più fattori: il già citato aumento graduale del prezzo delle sigarette, l’introduzione dei pacchetti neutri (senza indicazione della marca) che rendono i prodotti del tabacco meno attraenti, l’aumento dei rimborsi per i trattamenti di supporto per smettere di fumare e l’espansione del mercato della sigaretta elettronica.
Di poche settimane fa è la pubblicazione del parere 2019 sulle dipendenze da alcol e tabacco da parte del Consiglio economico e sociale francese (Conseil économique, social et environnemental, Cese), che suggerisce di “posizionare la sigaretta elettronica tra gli altri dispositivi per smettere di fumare, dando così spazio alle politiche per la riduzione del danno. Sempre in Francia va ricordato il successo crescente del “Mese senza tabacco”, l’iniziativa sponsorizzata da associazioni e Ministero della salute che – anche qui sull’esempio britannico – per tutto il mese di novembre mette in campo strategie e comunicazione di supporto ai fumatori che intendono affrancarsi dal tabagismo. L’iniziativa ha già tre anni di vita ma l’edizione dello scorso novembre ha visto per la prima volta l’utilizzo della sigaretta elettronica come strumento di supporto nelle terapie.
L’idea di un mese interamente dedicato alle campagne antifumo è piaciuta anche ai vicini belgi, che l’adotteranno quest’anno. Se in Gran Bretagna il mese prescelto è ottobre e in Francia novembre, il Belgio svolgerà la sua campagna a giugno. Non si conoscono ancora i dettagli dell’edizione belga, né il ruolo che eventualmente verrà affidato alla sigaretta elettronica, ma è un indicatore importante del cambiamento in atto il fatto che tali esempi si diffondano da uno Stato all’altro dell’Europa.
Così come quello delle sperimentazioni con la sigaretta elettronica nelle carceri. Anche in questo caso apripista era stata la Gran Bretagna (l’iniziativa più recente era stata organizzata in Scozia), ma la Francia ha deciso di seguire a stretto giro. E nella scorsa primavera è partito il progetto ecig nelle carceri in due istituti penitenziari di Caen, dopo la denuncia di un detenuto che era riuscito a far condannare lo Stato per il fumo passivo inalato dalle sigarette dei compagni di cella.
Il fumo nelle carceri costituisce una vera emergenza, favorita dalle difficili condizioni fisiche e psicologiche dei detenuti. In quelle di Caen, la città pilota, il tasso dei fumatori è dell’80 per cento, contro una media del 32 per cento della popolazione francese. Ma alla fine il bilancio dell’iniziativa è stato positivo: 150 detenuti hanno abbandonato il tabacco per passare all’ecig, con riflessi positivi anche per i non fumatori, costretti a subire i danni del fumo passivo. I risultati di Caen sono ora al vaglio delle autorità sanitarie e di sicurezza e i media ritengono che vi siano buone possibilità che il progetto venga esteso in futuro ad altre carceri della Francia.
In Svizzera le novità sono avvenute sul piano normativo, con il via libera dato a fine aprile dello scorso anno dal tribunale amministrativo federale alla commercializzazione dei liquidi con nicotina, ritenuti dagli esperti decisivi per le terapie antitabacco dei fumatori, e su quello sanitario, con la partenza di un primo progetto antifumo pilota. Il centro di assistenza contro le dipendenze di Olten, nel canton Soletta, ha inaugurato un nuovo programma che include la sigaretta elettronica (e i liquidi con nicotina) come metodo proposto a chi intende smettere di fumare. Un progetto varato lo scorso dicembre e che durerà 18 mesi. Chi aderisce sarà seguito da personale specialistico appositamente addestrato sugli aspetti psicologici, comportamentali e sanitari legati al vaping. Secondo uno studio svizzero, il 61 per cento dei fumatori sarebbe pronto a chiudere con le sigarette tradizionali ma la rinuncia alla nicotina costituisce sempre un passo troppo lungo. Per questo nella sperimentazione l’ecig viene offerta con liquidi contenenti nicotina, nell’ottica delle strategie di riduzione del danno. L’iniziativa è supportata da Helvetic Vape, associazione svizzera degli utilizzatori di prodotti del vaping e rientra nella strategia nazionale 2017-2024 che punta a ridurre drasticamente il numero dei fumatori. Di recente l’associazione degli esperti in dipendenze svizzeri di lingua tedesca aveva chiesto ai cantoni della Confederazione di riconoscere l’ecig come strumento di riduzione del danno.
Di fronte a questo movimento europeo l’Italia appare in ritardo, con un settore appesantito dalla scelta del precedente governo di portare regolamentazione e controllo delle vendite dei prodotti del vaping sotto l’egida dell’Agenzia dei monopoli. E tuttavia qualche segnale di stampo europeo c’è. Il nuovo anno è iniziato con il drastico abbassamento dell’imposta di consumo (-85% medio) sui liquidi di ricarica e con la possibilità di venderli anche sul web, seppure limitata ai depositi fiscali. La rete vendita commerciale, pur essendo soggetta al controllo monopolistico, spera di recuperare quanto aveva perduto negli anni passati durante la crisi del comparto. Ma la politica, secondo gli esperti di settore, deve fare molto di più, non limitandosi solo ai pur importanti aspetti normativi e fiscali: deve avviare politiche più incisive di contrasto al fumo, abbracciando con coraggio tutte le potenzialità offerte dalla sigaretta elettronica in una battaglia per la salute dei suoi cittadini. Il nostro Paese fu ad esempio tra i primi ad adottare con successo politiche restrittive sul fumo nei luoghi pubblici, poi imitate da altri Stati europei. È un peccato che per ignoranza o disattenzione si perda oggi il treno offerto dal vaping. Il rischio è di imitare un’altra Europa, quella di Lukashenko, che nella sua Bielorussia ha appena imposto un decreto che lega i destini dello svapo a quelli del tabacco: il diavolo e l’acqua santa mescolati in un’ampolla autoritaria.

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