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Sigaretta elettronica, Matteo Viviani: “L’Italia è ancora molto indietro”

Lo storico volto televisivo de Le Iene - ospite di Anpvu - interviene a tutto tondo sugli strumenti di riduzione del danno da fumo.

Matteo Viviani, storico volto televisivo de Le Iene, è ormai da anni impegnato nella diffusione del messaggio di riduzione del danno della sigaretta elettronica. Socio onorario di Anpvu, assoconsumatori del vaping, è intervenuto ieri in una diretta social sul canale dell’associazione. Svapatore da circa tre anni, è riuscito gradualmente ad abbassare il livello di nicotina, arrivando oggi ad utilizzare liquidi non superiori a 3 mg/ml, alternando anche quelli senza nicotina. “Ho 44 anni – ha spiegato Viviani – forse mi diverto meno di altri a fare i trick, perché alla mia età forse si pensa un po’ di più alla salute”. Nel corso della mezz’ora di intervento, intervallato da qualche black out di linea, Viviani ha toccato i maggiori argomenti del dibattito attuale sulla sigaretta elettronica. Dalla ricerca scientifica, alla comunicazione alle multinazionali.
Sono un cittadino che crede nell’alternativa offerta dalla sigaretta elettronica – ha continuato Viviani – Paesi come l’Inghilterra caldeggiano l’utilizzo e il passaggio alla sigaretta elettronica. In italia purtroppo siamo ancora molto, molto indietro. La prima obiezione che viene rivolta è che non esistono studi a lungo termine sugli effetti del vapore sul corpo umano. D’accordo, è vero, non esistono ancora. Ma banalmente perché la sigaretta elettronica è in uso da qualche anno. Per forza di cose non ci sono studi scientifici che ne dimostrano l’incidenza sul corpo umano dopo 30 anni di utilizzo. Non bisogna però dimenticare che stiamo parlando di qualcosa che va a sostituire un’altra cosa su cui invece gli studi a lungo termine sono stati fatti e i cui risultati sono addirittura stampati sul pacchetto del prodotto. Ovvero, il fumo fa venire il cancro. Se è vero che fumare sigarette dà dipendenza, se è vero che la dipendenza è sia nicotinica che psicologica, se è vero che le sostanze che si assumono sono immediatamente dannose, allora vorrei tanto sapere il motivo per cui non si va a prediligere una alternativa che di sostanza cancerogene dovute alla combustione non ne ha, ma è composta di due o tre sostanze, oltretutto spesso di origine vegetale. Io non sono uno scienziato o un medico, sono però sono una persona che ama ragionare sulle cose: mi sembra di avere fatto un ragionamento logico. Quindi mi chiedo: dove è il problema?”.
Attraverso anche il dialogo con Carmine Canino (presidente Anpvu) e Anna Corbosiero (vicepresidente), il discorso non poteva non accennare all’imposta di consumo che ormai da anni grava sui liquidi da inalazione. Nonostante la drastica riduzione introdotta all’alba di quest’anno, non bisogna dimenticare, ha spiegato Viviani che “lo Stato è un’azienda che deve far quadrare i conti. Però dovrebbe anche guardare al guadagno in termini di risparmio. Ragionevolmente meno malati ci saranno domani, meno l’assistenza sanitaria pubblica dovrà spendere per le relative cure. E più persone sane ci sono nel Paese, più queste persone, non essendo malate, potranno lavorare e generare profitto. Bisognerebbe pianificare a lunga scadenza per capire che anche l’economia trarrebbe giovamento dalla diffusione della sigaretta elettronica a discapito del tabacco”. Anche le multinazionali stanno guardando alla sigaretta elettronica con sempre più attenzione e interesse. “Il mercato commenta Matteo Viviani  non è più di nicchia ma sta esponenzialmente crescendo. Purtroppo oggi c’è ancora un po’ di confusione tra i riscaldatori e la sigaretta elettronica. È vero che il tabacco riscaldato contiene meno sostanze cancerogene delle sigarette tradizionali, ma qualcuna viene pur sempre emessa. Al contrario, la sigaretta elettronica non ne emette affatto, perché non contiene e non riscalda tabacco. Ma vaporizza un liquido che, come ho detto prima, è essenzialmente formato da due o tre sostanze di origine vegetale”.
Come spesso accade quando si è creata l’attesa, Viviani in conclusione lamenta una circostanza “assai strana”, un aneddoto che, suo malgrado, lo ha coinvolto. “Qualche tempo fa racconta avrei dovuto presenziare ad una iniziativa: una azienda avrebbe donato un tot di euro per ogni sigaretta intera raccolta. La somma sarebbe stata destinata ad alla associazione o alla Onlus antifumo che avrebbe sostenuto l’iniziativa.  Stiamo parlando di tot mila euro che l’azienda avrebbe versato nelle casse dell’associazione. Nessuno ha partecipato. Tutte le onlus hanno rifiutato. Onestamente non lo trovo logico”.

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