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Usa: vendite di tabacco in calo, in aumento le sigarette elettroniche

Il trend è netto, nonostante un recente studio dimostri la grande confusione fra i rischi dei due prodotti nei consumatori americani.

Nelle prime quattro settimane del mese di marzo, le vendite di sigarette hanno subito un forte calo negli Stati Uniti. Secondo i dati di Nielsen, azienda leader mondiale nelle ricerche di mercato, rispetto a un anno fa il volume delle vendite è diminuito dell’8,8 per cento. Una diminuzione, sottolinea il quotidiano finanziario Financial Times, che si riverbera anche sugli introiti per le casse dello Stato, solo parzialmente mitigata dall’aumento del prezzo dei pacchetti di sigarette. Questo calo, spiegano gli analisti di Nielsen, è dovuto ad un numero sempre crescente di fumatori che abbandona la sigaretta tradizionale per passare al vaping. Una sfida che sta portando i giganti del tabacco, i cui dividendi sono ancora largamente dipendenti dai prodotti tradizionali, a correre ai ripari. Sviluppando i propri prodotti a rischio ridotto, come hanno fatto molte aziende, o acquistando azioni di compagnie che producono e commercializzano sigarette elettroniche, come ha fatto Altria con Juul Labs.
Perché l’atro dato che emerge dallo studio di Nielsen è che le vendite dei vaporizzatori in generale, e della pod mod Juul in particolare, continuano a crescere, guadagnando fette di mercato mese dopo mese. E questo, nonostante l’intervento della Food and Drug Administration che, con la giustificazione di limitare l’accessibilità ai minori, ha di fatto indotto l’azienda californiana a ritirare la vendita delle pod aromatizzate dalla larga distribuzione. Ma sembra che ormai il mercato abbia preso una strada netta e, in una recente ricerca, Paula Kaufman di Morgan & Stanley dimostra come la correlazione fra l’aumento delle vendite dei prodotti per il vaping e la diminuzione di quelle delle sigarette sia ormai chiarissima.
Una tendenza che resiste al recente clima di caccia alle streghe e all’ondata di massiccia disinformazione a cui stiamo assistendo negli Stati Uniti da oltre un anno. E che purtroppo sta sortendo degli effetti. Gli americani, infatti, sembrano sempre più confusi sulla differenza in termini di rischio per la salute fra la sigaretta elettronica e quella di tabacco. Uno studio coordinato da Jidong Huang della Georgia State University, infatti, ha indagato su come è cambiata la percezione del rischio relativo, analizzando i dati di due sondaggi trasversali nazionali – l’Health Information National Trends Surveys e il Tobacco Products and Risk Perceptions Surveys – dal 2012 al 2017.
Le due analisi riportano dati diversi, ma con una tendenza comune e allarmante. Il numero di americani adulti che ritenevano l’ecigarette meno dannosa del tabacco in cinque anni era crollato dal 51 al 35 per cento secondo un sondaggio e dal 39 al 34 secondo l’altro. Nello stesso periodo, la percentuale di chi riteneva la sigaretta elettronica altrettanto dannosa di quella tradizionale era cresciuta dal 46 al 56 per cento secondo l’Hints e dal 12 al 36 per cento secondo il Tprps. Mentre coloro che ritenevano l’e-cig più dannosa della sigaretta di tabacco erano passati rispettivamente al 3 al 10 per cento e dall’1 al 4.
Numeri preoccupanti che fanno dire allo stesso Huang che “è necessaria una accurata comunicazione verso il pubblico sui rischi della sigaretta elettronica, differenziando chiaramente quelli assoluti e quelli relativi”. Cioè facendo un chiaro paragone con i danni provocati dal fumo. I dati del mercato, però, dimostrano che un buon numero di fumatori sa ancora  scegliere l’alternativa meno dannosa.

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