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Sigarette elettroniche, consumatori chiedono confronto con medici di base

Perché, chiede Canino, i medici italiani non si adoperano per far conoscere gli strumenti di riduzione del danno ai pazienti fumatori?

In molte parti d’Europa, come abbiamo più volte riportato su queste colonne, i medici di base iniziano a far sentire la propria voce, chiedendo alle istituzioni sanitarie di contemplare il ricorso agli strumenti di riduzione del danno da fumo come ausilio per quei fumatori che non vogliono o non riescono a smettere di fumare altrimenti. Insomma, a parte il Regno Unito che fa storia a sé, anche nella classe medica si sta riproponendo il modello classico della storia della sigaretta elettronica. Una spinta che parte dal basso, da quei dottori che non si misurano solo con i test di laboratorio e le ricerche scientifiche, ma che ogni giorno hanno davanti i pazienti in carne ed ossa con i loro problemi e le loro fragilità.
È quanto è successo recentemente in Germania, in Francia e in Spagna, giusto per fare qualche esempio. E sta in parte succedendo anche in Italia, dove la Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg) ha più volte cercato di aprire il dibattito sugli strumenti a rischio ridotto, come la sigaretta elettronica. Lo ha fatto Mauro Ruggeri, componente della giunta esecutiva nazionale in una intervista a Sigmagazine pubblicata sul numero del bimestrale attualmente in distribuzione, e lo ha fatto in diverse occasioni pubbliche il presidente nazionale Claudio Cricelli.
Ed è proprio al dottor Cricelli che il presidente dell’associazione dei consumatori Anpvu chiede un incontro ufficiale con una lettera firmata dal presidente Carmine Canino. “I consumatori – scrive Anpvu nella missiva – continuano a chiedersi perché, essendo acclarato che i vaporizzatori personali riducono del 95% il danno rispetto alle sigarette tradizionali, i medici italiani, a differenza dei loro colleghi di molti Paesi europei, non facciano di tutto per diffondere le evidenze scientifiche e far conoscere i mezzi per la riduzione del danno ai propri pazienti fumatori“. Da qui la richiesta di un incontro con i vertici di Simg, allo scopo di “chiarire la posizione dei medici Italiani in merito a tali dispositivi che non essendo presidio medico, né potendo essere pubblicizzati, difficilmente vengono posti all’attenzione dei fumatori“.

Ecco il testo integrale della lettera di Anpvu:
L’ANPVU (Associazione Nazionale per i Vapers Uniti) è l’unica Associazione di Consumatori di vaporizzatori personali in Italia ed il suo scopo principale è quello di informare sulle ultime ricerche in ambito medico – scientifico e aiutare il fumatore che non riesce a combattere la dipendenza ad avvicinarsi ai prodotti a danno ridotto. Per questo riteniamo importantissimo sensibilizzare tutti quei fumatori che sentono dire che lo svapo è più dannoso del fumare, dando voce in primis ai medici.
I Consumatori continuano a chiedersi perché, essendo acclarato che i vaporizzatori personali riducono del 95% il danno rispetto alle sigarette tradizionali, i medici Italiani, a differenza dei loro colleghi di molti Paesi europei, non facciano di tutto per diffondere le evidenze scientifiche e far conoscere i mezzi per la riduzione del danno ai propri pazienti fumatori.
Chiediamo quindi un confronto, nella sede da Voi ritenuta più opportuna, attraverso il quale si possa chiarire la posizione dei medici Italiani in merito a tali dispositivi che non essendo presidio medico, né potendo essere pubblicizzati, difficilmente vengono posti all’attenzione dei fumatori.
In attesa di un Vostro cortese riscontro ci è gradita l’occasione per porgere cordiali saluti”.

 

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