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Le sigarette elettroniche sono meno dannose rispetto alle bionde e il rischio di cancro ai polmoni è 50 mila volte inferiore. I dati arrivano da un nuovo studio coordinato dal professor Mauro Scungio del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Cassino. “Non si può a rigore dire – commenta Scungio – che la sigaretta elettronica non è cancerogena ma queste sostanze sono presenti in quantità talmente piccole che sono davvero trascurabili. Il rischio di insorgenza di tumore per la sigaretta elettronica – ha continuato il coordinatore del gruppo di ricerca – così come calcolato dal modello matematico, è dovuto alla presenza di composti quali in cadmio, nickel e nitrosammine (NNN e NNK), sostanze classificate come cancerogene certe (appartenenti alle sostanze del Gruppo 1 definito dalla IARC). La presenza di tali sostanze nei vapori prodotti dalla sigaretta elettronica è stata riscontrata in diversi studi ed è riportata in diverse pubblicazioni scientifiche. In particolare, pare che la presenza di nickel e cadmio sia imputabile all’elettronica di tali dispositivi (in particolar modo all’interazione tra il liquido e l’elemento scaldante, per la presenza delle saldature tra i componenti). La presenza delle nitrosammine, invece, è stata riscontrata solo nei liquidi contenenti nicotina”. Quali possono essere i possibili miglioramenti da apportare a questi strumenti in campo scientifico e tecnologico? “Non posso dare indicazioni in merito dal momento che l’obiettivo dei nostri lavori non riguarda le possibili evoluzioni dei dispositivi ma piuttosto la caratterizzazione delle loro emissioni in termini di sostanze emesse e loro impatto sull’ambiente e sulla salute”.
“Seppur si tratta di una stima da modello matematico – ha commentato il professor Riccardo Polosa – si stabilisce un rischio per cancro al polmone circa 50.000 volte più basso rispetto all’uso di sigarette convenzionali”.