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“I nostri figli non conosceranno le sigarette tradizionali”

Mentre in molti Paesi ci si appresta a cambiare pagina, avvalendosi anche dell’aiuto della sigaretta elettronica per sconfiggere il fumo, a livello ministeriale l’Italia è ancora molto indietro sia per la regolamentazione che per l’informazione scientifica sul vaping.

(tratto dalla rivista Sigmagazine #14 maggio-giugno 2019)

I nostri figli non conosceranno le sigarette convenzionali. È questa l’attuale visione del futuro. Nel giro di un decennio, probabilmente, le multinazionali di tabacco finiranno di produrre sigarette convenzionali per dedicarsi solo alla produzione di dispositivi elettronici. Il posizionamento delle più grandi major del settore, infatti, lascia intendere un cambio di rotta generale sulla loro visione del futuro. E se cosi fosse, cosa comporterebbe questo in termini di salute? Si eliminerebbe completamente la combustione delle sigarette convenzionali che, come ricordiamo, rappresenta il 90 per cento del danno da fumo.
Ma il futuro è cosi lontano? No. Come hanno riportato i media internazionali nelle ultime settimane, la Nuova Zelanda sarà la prima smoke-free country, il primo Paese ad abbandonare la vendita delle bionde. Già all’avanguardia anche per le misure restrittive sul consumo di tabacco, il governo neozelandese ha annunciato che avvierà una campagna di informazione pubblica per incoraggiare e supportare i fumatori a passare al vaping. Sulla scia dell’esempio inglese, un altro governo si appresta a cambiare rotta in diversi modi. Secondo i risultati di un’indagine pubblicata dalla rivista Epidemiology,la diffusione massiccia delle sigarette elettroniche potrebbe portare un effetto benefico sui livelli di salute pubblica equiparabile all’aggiunta di diciannove giorni di salute alla vita di ogni neozelandese. La liberalizzazione del mercato delle elettroniche, inoltre, porterebbe anche dei benefici non indifferenti di natura economica, consentendo agli adulti di accedere alla nicotina vaporizzata senza bisogno della prescrizione medica. E la Nuova Zelanda non è l’unica a cambiare pagina. Anche in Russia, ad esempio, è partita una campagna contro il fumo che si protrarrà fino al 2022. Organi distrutti dal fumo e corpi martoriati sono le immagini che fanno parte del packaging delle bionde russe.
E in Italia? A che punto siamo? L’apertura del CoEhar – il Centro di ricerca internazionale per la riduzione del danno da fumo – all’interno dell’Università degli studi di Catania, garantirà all’Italia il mantenimento di uno status nella lotta al fumo. Grazie al lavoro dei ricercatori etnei, l’Italia è il Paese che ha prodotto più studi scientifici al mondo in questo campo e oggi è anche il Paese che ospita il primo centro di eccellenza internazionale che condurrà progetti innovativi, creativi e altamente tecnologici per una maggiore tutela e prevenzione della salute umana. A livello ministeriale, invece, sembra ancora di essere parecchio indietro. Anni di mancato ascolto nei confronti di chi ha testimoniato l’efficacia delle ecig per smettere di fumare hanno portato a una situazione di arretratezza generale, sia per ciò che riguarda la regolamentazione, sia per la commercializzazione del prodotto e sia per la errata informazione scientifica.
Preso atto dell’incremento esponenziale del numero di utilizzatori di prodotti alternativi alle sigarette convenzionali che, seppur senza rilevazioni statistiche autorevoli, è ben visibile secondo me, una campagna di sensibilizzazione e ascolto sulle possibilità offerte dallo strumento potrebbe invece essere rivoluzionaria.
A mettere in tilt il dibattito pubblico è ancora il giusto timore per la diffusione delle sigarette elettroniche tra i giovanissimi. Ma il timore potrebbe anche essere gestito. Una campagna di sensibilizzazione e formazione nelle scuole aiuterebbe i ragazzi a comprendere i gravi danni prodotti dal fumo sulla salute. E ricordiamo che – come spesso abbiamo dichiarato nei nostri interventi – il consumo di e-cig è prevalente fra i giovani già fumatori. Al contrario, l’uso tra quelli che non hanno mai fumato è ancora molto raro.
Il nemico da combattere resta il fumo di sigarette convenzionali. I giovani che sperimentano la prima sigaretta lo fanno spesso sotto i quindici anni, soprattutto seguendo l’esempio di amici o compagni di scuola. Per cercare di invertire la tendenza, gli esperti puntano con decisione su progetti di educazione tra pari e sulla prevenzione fin dai banchi delle elementari. Servono campagne di promozione di stili di vita sani, veicolate attraverso i pari e poi interventi negli ambiti scolastici per creare e formare i “portatori di immagine”, i nostri blogger anti smoking.

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