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Opinione pubblica e salute: la sigaretta elettronica affronta una nuova sfida

Il modello britannico non può continuare ad essere soltanto una citazione, ma occorrerebbe saperlo riprodurre nei fatti.

Nell’ultimo anno sono sempre di più i convegni e le tavole rotonde volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e i media sugli strumenti di riduzione del danno. Varsavia e Londra sono due storici palcoscenici per la comunità scientifica internazionale; dall’anno scorso inoltre è apparsa nell’agenda degli appuntamenti ufficiali anche Atene. Città di riferimento per l’approfondimento medico scientifico contro il fumo e a sostegno della riduzione del danno. Relatori rinomati, esperti della cessazione del fumo, evidenze scientifiche e discussioni one-to-one animeranno il secondo Summit scientifico sulla riduzione del danno da tabacco che si svolgerà nella capitale greca mercoledì 29 e giovedì 30 maggio. Al summit verranno presentati i dati epidemiologici sul fumo di sigaretta e sulle e-cigarette dalla Grecia e da tutto il mondo, nonché i dati sulla prevenzione del tabagismo negli adolescenti. Saranno anche discussi approcci e metodi per smettere di fumare e i vari approcci ed esperienze nella riduzione del danno, comprese le opinioni contrastanti di diversi Paesi. Gli oratori, tra cui non compare nessun italiano, presenteranno le strategie di sanità pubblica sulla cessazione del fumo e l’uso di prodotti del tabacco alternativi.
L’Italia, seppure sia un mercato fiorente dal punto di vista del vaping e ospiti la più grande fabbrica di riscaldatori di tabacco del mondo, appare purtroppo immobile su queste tematiche. Gli appuntamenti sono estemporanei e la partecipazione è anch’essa sovente scarsa. Quando non c’è da fare business ma occorre premere sull’acceleratore dell’opinione pubblica, pare che l’italiano medio perda interesse. Facendo in questo modo il gioco delle istituzioni sanitarie. Il 31 maggio è la Giornata mondiale senza tabacco e, come di consueto, l’Istituto superiore di sanità diffonderà i suoi dati e i suoi timori. Se sui numeri si potrà più o meno discutere, l’allarmismo che contraddistinguerà i comunicati del Ministero invece dovrà essere fronteggiato nei mesi seguenti con molta fatica. Siamo sicuri che i messaggi che passeranno fra qualche giorno saranno tutti all’insegna del timore che le sigarette elettroniche spingano i giovani al fumo e che occorra quindi limitarne l’utilizzo, magari attraverso il divieto di vendita di liquidi aromatizzati.
Con la campagna #maggiorvapore abbiamo voluto dare un segnale di attivismo e di esistenza in vita. Il messaggio è stato anche ripreso dal vicepremier Salvini, uno spot incredibile per l’intero comparto. Per far breccia su posizioni fossilizzate occorre però impegnarsi con pazienza e costanza. Ma bisognerebbe anche copiare da chi è più bravo. Ecco perché il modello britannico non può continuare ad essere soltanto una citazione, ma occorrerebbe saperlo riprodurre nei fatti. Convegni, seminari, tavole rotonde, sensibilizzazione media: sono tutti strumenti che possono nel breve periodo contribuire far passare un’altra immagine della sigaretta elettronica. Occorre avere risorse da destinare (sia economiche che umane) e tempo da dedicare. I tempi però sono maturi: basterebbe che ogni attore della filiera del vaping mettesse un po’ del suo, ognuno nel proprio ruolo e competenza, per poter arrivare il prossismo anno a discutere di riduzione del danno in maniera seria, autorevole e soprattutto trasparente.

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