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Sigarette elettroniche, l’informazione mainstream nuoce gravemente alla salute

Due sondaggi dimostrano come i fumatori tedeschi abbiano ancora idee errate sui benefici per la salute del passaggio alla sigaretta elettronica. Le colpe vanno addebitate anche ad un sistema d’informazione che insegue il sensazionalismo da click e poco attrezzato sul piano scientifico

(articolo tratto da Sigmagazine #14 aprile-maggio 2019)

Nonostante qualche passo in avanti, in Germania persiste un serio problema di comunicazione in tema di vaping. In particolare per gli aspetti legati alle conseguenze dello svapo sulla salute, agli effetti che liquidi e sostanze inalate attraverso la sigaretta elettronica posso avere sul benessere delle persone. E, cosa ancora più importante, permangono deficit informativi sulle sensibili differenze che intercorrono fra svapo e fumo di tabacco. Le conseguenze sono gravi su due versanti: quello politico, con il governo restio a formulare nuove cornici legislative entro le quali gli operatori medici possano innovare le strategie per la riduzione del danno e le terapie antifumo, e quello sociale, giacché troppi singoli fumatori sono riluttanti a passare alla sigaretta elettronica perché la ritengono ugualmente se non più dannosa di quella tradizionale.
Sullo sfondo di un Paese tradizionalmente conservatore e lento a imboccare strade innovative, agisce un sistema di informazione mainstream ormai anch’esso condannato al sensazionalismo da click e non particolarmente attrezzato sul piano scientifico, oltre che permeabile alle sollecitazioni di lobby ancora potenti, come quella delle multinazionali del tabacco. Non è una particolarità solo tedesca, ma qui sono più deboli che altrove le fonti informative alternative, mentre sul fronte medico e accademico solo da poco hanno iniziato a levarsi voci che contraddicono il pensiero dominante. Un paradosso nel Paese europeo più ricco di fondazioni scientifiche, capaci in genere di offrire consulenze di alto livello.
Due sondaggi, realizzati da organizzazioni diverse all’inizio del 2018 e del 2019, hanno rivelato che a distanza di un anno poco o nulla è cambiato nella percezione dell’opinione pubblica tedesca sui prodotti del vaping. Il più recente, reso noto all’inizio di aprile, è stato commissionato da Juul Labs Deutschland (l’azienda statunitense è sbarcata alla fine dello scorso anno sul mercato tedesco) e condotto dall’istituto di ricerca Civey su un campione di circa 1.700 fumatori. E ha palesato che, se quasi il 60 per cento dei fumatori tedeschi vuole smettere di fumare, una percentuale altrettanto ampia crede che le sigarette elettroniche siano dannose come quelle di tabacco o addirittura di più. In dettaglio, coloro che ritengono gli effetti dell’ecig identici a quelli dei prodotti del tabacco sono risultati il 46,1per cento, mentre un buon 12,6 per cento è convinto che tali effetti sulla salute siano addirittura più nefasti. Solo il 31,8 pensa che svapare faccia meno male che aspirare fumo di tabacco, mentre il restante 9,5 per cento non ha alcuna opinione in merito. Ed è questo il principale motivo che frena i fumatori dal passare al vaping (il 31,6 per cento), mentre un altro 25,9 per cento non lo ritiene un giusto sostituto per il tabacco e l’11,1 dichiara di non apprezzarne il gusto.
Esattamente un anno prima, un’analoga inchiesta realizzata da Forsa, il principale istituto tedesco specializzato in sondaggi d’opinione e ricerche di mercato, aveva certificato come i consumatori tedeschi fossero tra gli europei meno informati sugli effetti dell’uso della sigaretta elettronica. Impressionante la specularità del dato: la metà degli interpellati da Forsa era infatti convinta che il vaping fosse nocivo per la salute quanto il fumo di sigaretta. Quel sondaggio offriva anche un ulteriore spunto di analisi: l’80 per cento dichiarava di conoscere la sigaretta elettronica dai mezzi di informazione generalisti eil 60 per cento si definiva informato sull’argomentodai loro servizi ma lamentava scarso ragguaglio sugli effetti del vaping per la salute. I risultati insomma mettevano sul banco degli imputati in maniera evidente i media di informazione mainstream.
Eppure tra i due sondaggi molta acqua era passata sotto i ponti, anche quelli tedeschi. Nei mesi fra un’inchiesta e l’altra vi era stata la presa di posizione a favore dell’ecig dei chirurghi cardiovascolari nel congresso nazionale di Bonn, poi due successivi interventi delle organizzazioni dei medici sui principali giornali ufficiali specialistici che criticavano gli integralismi dell’Organizzazione mondiale della sanità nelle battaglie antifumo e invitavano i politici tedeschi a prendere in considerazione gli innovativi strumenti elettronici arrivati negli ultimi anni sui mercati per sviluppare politiche per la riduzione del danno. I medici si sono spinti fino a chiedere che i politici di Berlino seguissero senza più troppi indugi l’esempio delle politiche pro-vaping britanniche e che le assicurazioni mediche tedesche inglobassero nei loro tariffari liquidi e sigarette elettroniche da adottare nelle terapie di affrancamento dal tabacco. E negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli studi scientifici sfornati da tanti istituti mondiali sui benefici dell’ecig per i fumatori.
Ma di tutto questo movimento ben poco è arrivato sui media generalisti. Il dibattito si è acceso e spento sulla stampa di settore, sia quella medica che quella legata al mondo del vaping. E ai cittadini comuni (fumatori compresi) o non è arrivato nulla o è giunta la solita disinformazione allarmistica.
L’ultimo caso, emblematico, è scoppiato grazie a una trasmissione di Deutschlandfunk, il canale radiofonico pubblico considerato una sorta di nave ammiraglia dell’informazione di qualità. In un servizio audio (rilanciato anche con testo via web), l’emittente ha dato spazio senza contraddittorio alla tesi tanto amata dai media americani dell’ecig come veicolo di dipendenza dalla nicotina per i giovani. Un tema acchiappa-click, come si dice nel gergo del giornalismo online. E partendo dallo spunto che in Germania sulla questione il dibattito è scarso, il giornalista ha pescato a piene mani nelle dichiarazioni di un’epidemiologa statunitense che si è basata su studi neppure citati approfonditamente. Una tesi sposata senza dare spazio a opinioni contrapposte, sebbene proprio l’ipotesi Gateway sia stata abbondantemente dibattuta e smentita negli stessi Usa. Il contraddittorio lo hanno realizzato i lettori, contestando nella pagina Facebook di Deutschlandfunk le tesi del servizio giornalistico con tale competenza e cognizione avrebbero meritato il principale palcoscenico radiofonico.

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