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Sigaretta elettronica e minori: in Gran Bretagna nessun allarme

Una ricerca di Ash dimostra come non vi sia nessun pericolo né di diffusione fra i giovani nè di effetto passerella verso il tabacco.

La sigaretta elettronica non rappresenta un pericolo per i minori. È quanto emerge, ancora una volta, da una ricerca presentata ieri dal gruppo di pressione per la salute pubblica Ash (Action on Smoking and Health). I risultati provengono da un sondaggio annuale condotto dalla società di ricerche YouGov e commissionato dal gruppo, che ha preso in esame il consumo di prodotti del vaping fra i giovani in Inghilterra, Galles e Scozia. Lo studio in questione è in linea con i dati diffusi lo scorso febbraio da Public Health England e spazza il campo da qualsiasi timore di effetto Gateway (cioè quella bizzarra teoria che vede nella sigaretta elettronica la porta d’ingresso del tabagismo) o di possibili “epidemie del vaping” fra i giovani. Almeno da questa parte dell’Atlantico.
Nel 2019 la percentuale di giovani britannici fra gli 11 e i 18 anni che ha provato la sigaretta elettronica è simile a quella del 2018 (il 15,4% rispetto al 16), mentre sono in leggero aumento i vaper attuali: 4,9% contro il 3,4 del 2018. Attenzione però – ammoniscono i ricercatori – questa crescita si registra solo fra gli svapatori occasionali, cioè quelli che utilizzano l’e-cigarette meno di una volta alla settimana. La percentuale dei vaper regolari in questa fascia di età, cioè chi svapa una volta alla settimana o più, scende dallo 0,9% dello scorso anno allo 0,6.
Fra i ragazzi di età compresa fra gli 11 e i 18 anni che non hanno mai fumato, solo lo 0,8% utilizza la sigaretta elettronica e, di questi, solo lo 0,1 lo fa più di una volta alla settimana. Mentre, sottolinea la ricerca, neanche un singolo ragazzo che non sia ex fumatore svapa quotidianamente. Ma quali sono i motivi che hanno spinto i giovani che non avevano mai fumato a svapare? La stragrande maggioranza, il 71%, dichiara di averlo fatto solo per provare. L’11% spiega che altre persone la stavano usando e si è unito a loro; il 10% ha provato perché gli piacevano i gusti e solo lo 0,5% dice che ha svapato perché era una cosa “cool”.
Immotivati dunque, secondo questo studio, anche gli allarmi lanciati dai gruppi anti-tabacco statunitensi per l’arrivo in Gran Bretagna, nell’estate del 2018, della pod mod Juul. “Avvisarono il governo britannico – si legge nel comunicato di Ash – che questo prodotto, con la sua immagine estremamente accattivante, avrebbe potuto diffondersi fra i minori britannici, come si sostiene che sia accaduto negli Stati Uniti“. Eppure secondo lo studio solo il 7% degli intervistati riuscivano a nominare il brand spontaneamente. Interrogati su quali marchi avessero utilizzato nell’ultimo anno, il 15% dei ragazzi che avevano svapato ha risposto Smok, seguito da Juul (14%), Vype (13%), blu (10%) e Logic (4%). Ma un buon 55% non sapeva che tipo di sigaretta avesse utilizzato, cosa che non sorprende, “visto l’uso assolutamente saltuario”.
Insomma, nel Paese più aperto e liberale verso la sigaretta elettronica non pare esserci, né profilarsi all’orizzonte, nessuna emergenza minori. Anzi. E infatti Deborah Arnott, direttrice di Ash, commenta così i risultati dello studio: “Dobbiamo vigilare e continuare a monitorare la diffusione della sigaretta elettronica fra i giovani. Tuttavia, il tasso dei fumatori fra i minori e i giovani adulti è drasticamente diminuito in Gran Bretagna, dimostrando che il vaping non è stato una porta d’ingresso per il fumo. E ad oggi non vi sono segnali che fra i giovani la sigaretta elettronica sia quel fenomeno “super cool” come si dice accada negli Stati Uniti”. Il modello Gran Bretagna, in sostanza, si dimostra il più valido e convincente anche sotto questo aspetto. La speranza è che gli echi di queste ricerche giungano anche alle orecchie delle nostre istituzioni sanitarie.

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