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Terremoto a stelle e strisce: la sigaretta elettronica rischia di scomparire

Una sentenza potrebbe anticipare la data di notifica retroattiva di tutti i prodotti in commercio e mettere in ginocchio la piccola e media industria del vaping.

Non c’è pace per l’industria della sigaretta elettronica americana. Le ultime regole per l’immissione sul mercato per i prodotti del vaping pubblicate dall’Fda la scorsa settimana avevano già gettato nello sconforto le piccole e medie aziende indipendenti del settore. I paletti posti dall’agenzia per ottenere l’autorizzazione alla commercializzazione di un prodotto costituiscono di per sé un impegno troppo gravoso per la stragrande maggioranza dei produttori. “Preparare una richiesta di autorizzazione per un prodotto del tabacco (Premarket applicaton tobacco product, Pmta) – commenta l’analista finanziario Ryan Tomkins sul periodico di settore Convenience Store News – non è un compito facile. Si tratta di milioni di pagine, che costano milioni in risorse economiche e richiedono un supporto scientifico importante”. Già, perché ai produttori e agli importatori non è richiesto soltanto di fornire analisi e dettagli sulla composizione dei liquidi, sugli imballaggi, sugli hardware e così via. Ma è anche richiesto che dimostrino che la commercializzazione del nuovo prodotto sia “appropriato alla protezione della salute pubblica”. Questo per ogni singolo prodotto, anche quelli che sono già sul mercato da tempo. Insomma un iter che prevede un esborso e un impegno che quasi nessuna azienda è in grado di sostenere, correndo peraltro il rischio piuttosto concreto di ricevere un rifiuto da parte dell’agenzia.
Ora l’incertezza per il settore si sposta anche sui tempi della sopravvivenza. Inizialmente, quando la regolamentazione è stata emanata nel 2016, il termine per presentare le richieste era stato fissato all’agosto nel 2018. Nel maggio del 2017 alla guida della Fda arrivò Scott Gottlieb, accreditato come un “amico del vaping”, perché aveva fatto parte del consiglio di un’azienda del settore (Kure, un franchisor di negozi). Il nuovo commissario accordò una proroga di quattro anni per presentare le richieste, spostandola quindi all’agosto 2022, una decisione che gli è valsa l’inimicizia dei gruppi anti-vaping. Nel frattempo negli Stati Uniti è scoppiata la crociata contro la sigaretta elettronica in generale e la pod mod Juul in particolare, basandosi su una “epidemia” dell’uso dell’e-cigarette da parte dei minori, che è contestata a molti livelli. Fatto sta che, all’indomani delle dimissioni dalla Fda di Gottlieb a maggio di quest’anno, il termine per la presentazione delle autorizzazioni per i prodotti del vaping è stato nuovamente spostato indietro, all’agosto 2021.
Ma non è finita qui. Perché nel marzo del 2018 un gruppo di associazioni mediche e attivisti anti tabacco ha fatto causa alla Fda, chiedendo che fosse ripristinato il termine originario per la presentazione delle richieste. Nessuno al tempo si allarmò più di tanto, perché normalmente in questi casi i tribunali tendono a lasciare che le agenzie federali si organizzino come credono. Ma non questa volta. Il giudice Paul Grimm, infatti ha giudicato lo spostamento della data “una rinuncia alla responsabilità regolatoria della Fda”, dando ai querelanti e all’agenzia due settimane di tempo per presentare una proposta sui tempi. I primi hanno proposto di stabilire la scadenza per le presentazioni a 120 giorni, chiedendo che nel frattempo il prodotto possa restare sul mercato per un anno o finché non viene approvato o rifiutato.
L’agenzia, dal canto suo, ha chiesto che la questione venga rimandata all’Fda o che, in ogni caso, la scadenza non sia fissata prima di 10 mesi. Farlo, si legge in un comunicato, sarebbe fortemente controproducente, farebbe scomparire all’improvviso dal mercato le sigarette elettroniche, creando un concreto rischio di far tornare alle sigarette gli ex fumatori. “Un risultato in termini di salute pubblica – dichiarano – che bisogna cercare per quanto possibile di evitare”. La decisione del giudice dovrebbe arrivare fra circa un mese. E farà una grossa differenza, perché se la data della presentazione dovrebbe essere anticipata, probabilmente anche chi è in grado di sostenere i costi e si stava preparando per il 2021, potrebbe avere problemi.
Ma insomma, a meno che non vengano decisi percorsi diversi per le grandi aziende e le piccole e medie imprese produttrici, si tratta solo di capire quando avverrà la scomparsa dell’industria indipendente. Perché, detto fuori dai denti, a queste condizioni saranno davvero in pochi a intraprendere l’iter per la Pmta. Le big del tabacco, probabilmente Juul e pochi altri. Mentre il riscaldatore di Philip Morris, Iqos, pare sia l’unico prodotto di nuova generazione ad aver già ottenuto, lo scorso aprile, l’autorizzazione dalla Fda. Se questo dovesse succedere, si avrà una ricaduta enorme sul mercato, con i negozi specializzati che non avranno più motivo di esistere e i consumatori costretti a scegliere fra pochi prodotti di fascia entry level. O a tornare alle sigarette tradizionali. E il resto dei produttori costretti a chiudere o a rivolgersi esclusivamente ai mercati esteri. Senza contare la possibilità del fiorire di un mercato nero per i prodotti del vaping che, a quel punto, saranno davvero non controllati.

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