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La vera emergenza minori non è la sigaretta elettronica ma il fumo

Secondo lo psicologo Chris Lalonde della Univesity of Victoria bisognerebbe preoccuparsi del consumo di alcool e di tabacco.

È molto preoccupante quando ci si accorge di cose che hanno il chiaro scopo di disinformare il pubblico. Se i cittadini perdono fiducia negli esperti di salute pubblica, è un problema serio”. Così Chris Lalonde, professore di psicologia alla University of Victoria, in Canada, commenta uno studio pubblicato la settimana scorsa che lancia l’allarme sulla diffusione della sigaretta elettronica fra i giovani. Il rapporto in questione riporta un aumento del 74 per cento dell’uso dell’e-cig nella fascia di età fra fra i 16 e i 19 anni fra il 2017 e il 2018. Un dato che ha naturalmente fatto scattare l’allarme rosso, spingendo politici e autorità sanitarie a usare termini iperbolici e chiedere leggi più restrittive.
Eppure, spiega Lalonde, qualcosa non torna. Prima di tutto il metodo di rilevazione. Per essere classificato come svapatore, basta che un giovane abbia provato la sigaretta elettronica nei trenta giorni precedenti al sondaggio. Insomma, basta una singola boccata in un mese per finire fra gli svapatori e andare ad ingrossare quel dato così allarmante. Scuola Stati Uniti insomma. Eppure, spiega il professore in un commento su Vancouver Sun, le leggi in materia esistono già. La vendita dei prodotti del vaping è vietata ai minori di 18 anni, così come esistono limitazioni sulla promozione, la pubblicità e il design che potrebbero attirare i giovani. “Basta una singola raccolta di dati – si chiede Lalonde – per giustificare l’introduzione affrettata di nuove norme draconiane che potrebbero contemporaneamente ridurre l’attrazione di questi prodotti per i fumatori adulti che contano sul vaping per smettere di fumare?”.
Ma le obiezioni non si fermano qui. Lo stesso rapporto indica che anche il fumo fra i giovani canadesi è cresciuto del 45 per cento (sempre con lo stesso metodo di rilevazione) e il consumo della cannabis del 19. In breve, nell’anno in questione, il 60 per cento dei giovani ha fatto uso di alcool (la percentuale è in diminuzione ma sempre alta), il 27 di cannabis, il 16 di tabacco e il 15 ha usato la sigaretta elettronica. “Il fumo e l’alcool – sottolinea Lalonde – comportano un rischio molto maggiore del vaping e della cannabis, ma a quanto pare dovremmo essere particolarmente preoccupati per il vaping”.
Il controsenso è evidente. “Se, come sostengono tutte le autorità sanitarie, svapare è più sicuro – non sicuro ma più sicuro – di fumare, allora dovremmo riflettere bene su cosa vogliamo ottenere, combattendo il vaping fra i minori e introducendo norme ancora più severe di quelle sul fumo e l’alcool”. In realtà, secondo Lalonde, bisognerebbe augurarsi che i giovani fumatori passino alla sigaretta elettronica, invece di scoraggiarli. E, sempre guardando i numeri l’autore rimette le cose in prospettiva. La maggior parte dei ragazzi intervistati non ha mai svapato e fra coloro che hanno provato (il 20 per cento) solo tre ha usato l’e-cig nella settimana precedente la rilevazione e lo 0,6 per cento nei 15 giorni precedenti. “Si tratta di 14 ragazzi – spiega – sui 2.441 intervistati”. “Siamo seri – conclude Chris Lalonde – e preoccupiamoci dei 2.227 giovani che hanno consumato alcool o dei 1.425 che hanno fumato sigarette”.

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