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La Cina annuncia vincoli e restrizioni per la sigaretta elettronica

Alla base della scelta, probabilmente l'intenzione di proteggere la più grande azienda di tabacco del mondo: China Tobacco.

È il regno delle sigarette elettroniche, Paese che copre il 95 per cento della produzione mondiale di batterie e dispositivi per il vaping. Ma è anche sede della più grande multinazionale del tabacco. È la doppia veste della Cina. La prima è quella impegnata nella progettazione e realizzazione dei dispositivi a rischio ridotto; la seconda è quella che con China Tobacco – oltre 900 brand commercializzati che coprono il 98% del mercato nazionale – monopolizza di fatto la produzione e la vendita di sigarette tradizionali.
Il governo, però, in questi giorni pare intenzionato a porre vincoli alla sigaretta elettronica, difendendo e proteggendo la filiera del tabacco. Formalmente la Commissione Sanitaria Nazionale della Cina giustifica la scelta a causa delle preoccupazioni circa i presunti effetti nocivi del prodotto. Secondo il responsabile del dipartimento di pianificazione della Commissione cinese, Mao Qunan, gli studi effettuati mostrerebbero che i vapori delle e-cig conterrebbero elementi tossici, rappresentando un rischio per la salute degli utenti. Aggiungendo anche che “l’ambigua etichettatura circa il contenuto di nicotina nelle sigarette elettroniche potrebbe comportare un sovradosaggio di questa sostanza chimica dannosa, insieme ad altri potenziali pericoli come l’esplosione della batteria, la perdita di liquidi ed eventuali ustioni“. Strana posizione, visto che in Cina la causa di centinaia di migliaia di decessi all’anno non è il vapore ma il fumo di tabacco prodotto in regime protezionistico dal colosso China Tobacco. Ma tant’è.

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