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Denaro per smettere di fumare: gli incentivi migliorano i tassi di cessazione

Secondo una revisione di Cochrane, che ha esaminato 33 studi, le ricompense in denaro o buoni sconti aiutano i fumatori a smettere.

Gli incentivi economici funzionano per aiutare le persone a smettere di fumare. A dirlo è una revisione pubblicata oggi sul sito della Cochrane Library. L’organizzazione, che prende il nome dal suo fondatore, il ricercatore medico britannico Archie Cochrane, si occupa, per dirla in breve, di raccogliere e sintetizzare le migliori ricerche scientifiche al fine di consentire di fare scelte informate nel campo della salute. La revisione pubblicata oggi, intitolata “Incentive for smoking cessation”, è stata curata da alcuni studiosi noti ai nostri lettori come Caitlin Notley della University of East Anglia e Linda Bauld dell’Università di Edinburgo, insieme a Sarah Gentry, Jonathan Livingstone-Banks, Rafael Perera e Jamie Hartmann-Boyce.
“Ricompensare” i fumatori che abbandonano il tabacco attraverso somme di denaro o buoni spendibili può sembrare una pratica insolita agli italiani, ma è stata tentata in altri Paesi soprattutto in ambito lavorativo, nelle cliniche specializzate o come parte di programmi nelle comunità locali. Per stabilire se è un approccio che dà risultati e dunque da consigliare, i ricercatori hanno esaminato 33 studi con una campione totale di 21.600 persone. Fra questi due riguardavano fumatori ricoverati in centri di igiene mentale, due in ospedali per l’assistenza di base, due in strutture per la cura del cancro alla testa e al collo, due riguardavano fumatori che studiavano all’università e due in paesi della Thailandia. Ventiquattro degli studi erano stati condotti negli Stati Uniti e tutti avevano seguito i partecipanti per un minimo di sei mesi.
I risultati sono incoraggianti, perché dopo sei mesi o più dall’inizio dello studio, i fumatori che avevano ricevuto gli incentivi avevano smesso di fumare più di chi non li aveva avuti e la maggiore astinenza continuava anche quando le “ricompense” non venivano più corrisposte. Fra l’altro, sottolineano gli autori, non vi erano differenze rilevanti fra chi aveva preso una somma minore (meno di 100 dollari) e chi una più alta (più di 700 dollari). “Complessivamente – concludono gli autori dello studio – vi sono prove di elevata certezza che gli incentivi migliorano i tassi di cessazione a lungo termine negli studi su popolazione mista. L’efficacia degli incentivi sembra essere sostenuta anche quando l’ultimo controllo si verifica dopo il ritiro degli incentivi”.
Dunque anche questa, insieme ad altre, potrebbe essere una delle strade percorribili per sconfiggere il fumo, magari a livello aziendale. Qualcuno ci ha già èrovato. Un anno fa, infatti, un’azienda giapponese, la Piala Inc., aveva garantito 6 giorni di ferie pagate in più ai dipendenti che non fumavano, con la speranza di incoraggiare i fumatori a smettere. Anche questi sono incentivi economici e infatti l’azienda confermava di aver avuto buoni risultati.

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