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India, vietare la sigaretta elettronica entro i primi 100 giorni del governo Modi

Il Ministero della salute indiano insiste con la strategia, già bocciata dall'Alta Corte di Delhi, di classificare l'e-cig come medicinale.

Vietare le sigarette elettroniche sarebbe addirittura parte del programma dei primi 100 giorni del secondo governo del premier indiano Narendra Modi, riconfermato con una maggioranza schiacciante nelle elezioni dello scorso maggio. Insomma, una di quelle “misure manifesto” che i nuovi esecutivi compiono a inizio mandato, per dare l’impronta della loro attività. La chiave per riuscirci, come scritto alcune settimane fa, sarebbe quella di classificare i prodotti del vaping come medicinali, sottoponendoli dunque al Drug and Cosmetic Act.
Secondo il quotidiano Livemint sarebbe imminente una decisione in questo senso, giustificata dal fatto – si legge in un documento interno del governo – che questi prodotti “vengono usati come strumenti per la cessazione del fumo e per la disassuefazione dalla nicotina. Quindi tali strumenti e tali prodotti rientrano nella definizione di medicinali del Drug and Cosmetic Act”. Lo scopo del Ministero della salute indiano è quello di vietare la produzione, l’importazione e la vendita degli strumenti di riduzione del danno da fumo. Non solo sigarette elettroniche, dunque, ma anche riscaldatori di tabacco, pipe ad acqua elettroniche, più in generale, tutti i sistemi comunemente definiti Ends. “Sono necessarie misure normative per impedire l’uso delle sigarette elettroniche – ha dichiarato un funzionario del ministero – Si tratta di prodotti importati senza licenza e largamente venduti online”.
Staremo a vedere se questa manovra del governo andrà in porto. Perché già nel marzo scorso una mossa simile era stata bocciata dall’Alta Corte di Delhi. L’ente indiano regolatore del farmaco, il Central Drug Standard Control Organization, aveva emesso un’ordinanza per proibire la fabbricazione, la distribuzione, il commercio, l’importazione e la pubblicità delle sigarette elettroniche e degli altri sistemi elettronici per la somministrazione di nicotina. Interpellata da venditori e consumatori, però, l’Alta Corte sospese il divieto, valutando che le sigarette elettroniche e gli altri strumenti elettronici non ricadevano nella definizione di medicinali descritta nella sezione 3 del Drug and Cosmetics Act e non erano venduti come strumenti terapeutici per il trattamento di malattie e che dunque l’ente che regola i farmaci non aveva alcuna autorità per proibirli.
La speranza per gli svapatori e per i fumatori indiani è che anche questa volta ci sia un giudice a Delhi, pronto a difendere il loro diritto ad avere accesso a prodotti a rischio ridotto. Il timore è però che un premier riconfermato a furor di popolo abbia un peso molto maggiore rispetto a pochi mesi fa.

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