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Senatrice contro Gottlieb: basta porte girevoli fra industria e amministrazione

Elisabeth Warren chiede le dimissioni da Pfizer dell'ex commissario della Fda che ha scatenato la guerra alle sigarette elettroniche.

“Questo traffico di influenze sa di corruzione”. Non le manda a dire la senatrice democratica Elisabeth Warren, commentando il repentino passaggio dell’ex commissario Scott Gottlieb dal vertice della Food and Drug Administration al consiglio di amministrazione del colosso del farmaco Pfizer. Non è dunque solo il mondo del vaping ad aver trovato disdicevole – per usare un eufemismo – che l’uomo che ha scatenato il panico sulla sigaretta elettronica, venga assunto dall’azienda che produce uno dei farmaci più utilizzati per le terapie di disassuefazione al fumo. Ed è la stessa azienda che un anno fa ha messo a disposizione 300 mila euro per ricerche sulla cessazione del fumo, che non prevedessero strumenti alternativi. “Vogliamo sostenere la cessazione della dipendenza – si leggeva infatti sul bando – opponendoci alla strategia di riduzione del danno applicata ai fumatori che vogliono smettere di fumare”.
Tutti elementi che gettano una luce ambigua sull’operato di Gottlieb, entrato all’Fda come possibile “amico del vaping” (perché aveva avuto delle quote di un’azienda del settore) e folgorato sulla via di Damasco dell’“epidemia fra i giovani”, per poi finire al tavolo dei produttori dello Champix. Parla di “porte girevoli” fra l’industria e l’amministrazione la senatrice Warren, che lo scorso 1° luglio, appena la notizia del nuovo incarico è stata resa nota, ha inviato una lettera all’ex commissario. Sono episodi, scrive la senatrice, che “sanno di corruzione e inducono giustamente il popolo americano a chiedersi se i funzionari dell’amministrazione Trump lavorino per i cittadini o per i loro futuri datori di lavoro”.
Warren – in corsa per la nomination democratica per le presidenziali del 2020 – chiede a Gottlieb di rimediare all’errore e di “dimettersi immediatamente dal consiglio di amministrazione di Pfizer”. “Facendolo – conclude la senatrice – manderebbe un segnale forte e necessario ai cittadini americani sull’importanza dell’etica di governo e l’integrità dei funzionari federali attuali e passati”.
L’ex commissario, da parte sua, non sembra scomporsi troppo. Nel suo profilo Twitter, fra la foto delle nuove quattro galline del suo giardino e un botta e risposta con l’American Enterprise Institute, dedica qualche riga a Elisabeth Warren. “Quando ero alla Fda – scrive – ho avuto un rapporto produttivo con la senatrice Warren, con la quale ho collaborato per portare avanti alcuni obiettivi di salute pubblica condivisi. La rispetto e risponderò prontamente, direttamente e privatamente alla lettera che ho avuto oggi dai giornalisti”. Dunque una risposta privata. Peccato, perché la questione è sicuramente di interesse pubblico e non solo negli Stati Uniti.

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