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Le politiche dell’Oms sulle sigarette elettroniche proteggono il fumo

Un autorevole articolo su Lancet critica aspramente l'ultimo report Oms e invita l'organizzazione ad abbracciare la riduzione del danno da fumo.

È deludente che nel suo ultimo report sul tabacco, l’Organizzazione mondiale della sanità si aggrappi ad una ortodossia obsoleta, quando potrebbe sposare l’innovazione. Mettere sullo stesso piano i prodotti senza fumo e le sigarette serve solo a proteggere la morsa dell’industria delle sigarette sui consumatori di nicotina di tutto il mondo e annullerà il potenziale delle moderne strategie di riduzione del danno da tabacco”. A criticare aspramente le posizioni dell’Oms sulle sigarette elettroniche dalle colonne della prestigiosa rivista scientifica Lancet non sono attivisti del vaping o operatori del settore. Il duro e preoccupato intervento, pubblicato sotto forma di commento, è infatti firmato da due professori emeriti dell’Università di Auckland in Nuova Zelanda, Robert Beaglehole e Ruth Bonita, entrambi con un passato nella stessa organizzazione.
Il primo, infatti, ha diretto il Dipartimento per le malattie croniche e la promozione della salute dell’Oms fra il 2004 e il 2007, mentre la seconda è stata a capo del Dipartimento di sorveglianza sulle malattie croniche non trasmissibili dal 1999 al 2007. A entrambi è stato conferito l’Ordine al merito della Nuova Zelanda per il loro contributo nel campo della salute pubblica. Alle loro firme nel commento pubblicato su Lancet si aggiungono quelle di Clive Bates, già direttore di Ash UK e fervente sostenitore della riduzione del danno, e Ben Youdan, ex direttore di Ash New Zealand e esperto di salute pubblica.
Beaglehole e gli altri autori descrivono “la rapida ascesa dei prodotti senza fumo e in particolare delle e-cigarette” come il fenomeno che ha avuto “l’impatto più dirompente sul fumo negli ultimi decenni”. L’Oms, continuano, dovrebbe “abbracciare le innovazioni che possono salvare vite e non rifiutarle”. E invece l’Organizzazione sottovaluta la strategia della riduzione del danno da fumo, spiegano, continuando a porre come obiettivo l’astinenza completa dall’uso del tabacco e dalla nicotina. “Eppure – si legge nell’articolo – la cessazione brusca dalla nicotina ha avuto bassi tassi di successo nella popolazione. Purtroppo molti fumatori hanno difficoltà a smettere e continuano a morire prematuramente: circa 8 milioni all’anno”.
Anche il modello del trattamento farmacologico per smettere di fumare, caldamente consigliato dall’Oms nel report, ha un impatto limitato sulla popolazione perché è scelto da pochi. Lo stesso, spiegano gli autori, vale per le altre terapie sostitutive alla nicotina, come cerotti, gomme e spray, che fanno registrare tassi di successo molto bassi. “È difficile difendere il modello farmaceutico – argomentano gli autori – quando un corpo di evidenze scientifiche in continuo aumento dimostra che chi usa la sigaretta elettronica per smettere di fumare ha tassi di successo maggiori di chi è sottoposto a terapia di farmaci”.
Ma è quello che l’istituzione sanitaria mondiale continua a fare, ostacolando un prodotto ben accettato dai fumatori, il cui danno stimato è pari al 5% delle sigarette di tabacco e lasciando di fatto il mercato della nicotina in mano al fumo tradizionale (nel mondo ci sono 1, 07 miliardi di fumatori e 367 milioni di consumatori di prodotti sena fumo). “Il costo enorme – si legge nell’articolo – sono i miliardi di vite umane perse che si conteranno in questo secolo per colpa del fumo”. Il commento affronta anche il tema molto caldo della diffusione del vaping fra i giovani: “È possibile che aumenti, ma gli impatti sulla salute pubblica di questa tendenza saranno piccoli”. E sfatano un altro mito: “La teoria che la nicotina inalata con la sigaretta elettronica danneggi il cervello dei giovani si basa esclusivamente su studi sui roditori. Non siamo a conoscenza di alcuna prova scientifica che indichi una compromissione cerebrale nelle generazioni di fumatori che hanno utilizzato nicotina da adolescenti”.
Le comunità scientifiche e politiche – scrivono gli autori – invece di cogliere l’opportunità dei nuovi strumenti, hanno spesso reagito negativamente, concentrandosi su rischi minori come il malfunzionamento dei device elettronici, l’incertezza sugli effetti a lungo termine o l’interesse dell’industria del tabacco nel mercato. E hanno chiesto e imposto divieti, limiti e regolamentazioni simili a quelle del tabacco “ingiustificabili a fronte dell’enorme peso dei prodotti a tabacco combusto, disponibili ovunque”.
Invece, si sostiene su Lancet, bisognerebbe differenziare nettamente i prodotti senza fumo dalle sigarette. “La priorità della politica – conclude l’articolo – dovrebbe essere esentare le sigarette elettroniche dalle tasse per mantenere un incentivo fiscale al consumo; controllare e non vietare il marketing per consentire a questi prodotti di contrastare il predominio delle sigarette; fare delle campagne per la minimizzazione del danno; non obbligare gli svapatori a condividere le aree dei fumatori; sostenere i prodotti senza fumo come strumento per la cessazione”. Solo così si potranno sfruttare le potenzialità di questi prodotti di ridurre l’enorme danno causato dal fumo.

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