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Sigarette elettroniche, l’Fda deve sconfessare l’ex commissario Gottlieb

Duro attacco del quotidiano Washington Examiner alle politiche dell'agenzia su vaping, minori e fumatori adulti.

Per salvare vite, la Food and Drug Administration deve rigettare le cattive raccomandazioni sulla sigaretta elettronica di Scott Gottlieb. Si intitola così il duro attacco all’ex commissario della Fda pubblicato nei giorni scorsi sul quotidiano Washington Examiner a firma di Michelle Minton, senior fellow del Competitive Enterprise Institute. L’accusa a Gottlieb è di aver esagerato il pericolo dell’uso giovanile della sigaretta elettronica, depotenziando uno strumento “che si è dimostrato efficace per aiutare a smettere di fumare: un enorme vantaggio per la sanità pubblica, visto che ogni anno circa mezzo milione di persone muore per malattie legate al fumo”. La sfida, secondo Minton, è quella di scoraggiare il vaping fra i giovani, preservandone però le potenzialità per i fumatori adulti. Un obiettivo che Gottlieb ha dichiarato di sostenere a parole ma – continua la giornalista – “è difficile credere a lui o alla Fda, visto che finora ci hanno mentito”.
Tanto per cominciare, scrive il Washington Examiner, non esiste un’epidemia del vaping fra i giovani, come denunciato dall’Fda. L’uso di prodotti che bruciano tabacco negli Stati Uniti ha toccato il record più basso fra i giovani e – sottolinea l’articolo – “il vaping e il fumo non sono la stessa cosa, né pongono gli stessi rischi per la salute”. Non solo. Minton fa le pulci anche al sondaggio del Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) che registra un aumento del vaping fra gli adolescenti fra il 2017 e il 2018, pubblicato – nota l’articolo – circa un anno dopo che l’Fda aveva lanciato la sua campagna contro “l’epidemia giovanile”. Come a dire: è arrivato prima l’allarme e poi i dati che lo giustificavano.
Il Cdc registra “qualsiasi uso dell’e-cig nei 30 giorni precedenti la rilevazione”. Cioè non diversifica fra utilizzatori abituali, occasionali o sperimentazioni (per esempio chi ha fatto un tiro da una sigaretta elettronica durante una festa). “Una volta esclusi i maggiorenni, coloro che hanno usato altri prodotti del tabacco e l’uso sperimentale – spiega Minton – il sondaggio scopre che solo lo 0,6 per cento degli studenti di scuola superiore svapa regolarmente. Per quanto preoccupante, non è un’epidemia. E invece è così che l’Fda ha presentato il problema al pubblico”. Non solo. Aver classificato le sigarette elettroniche come prodotti del tabacco (anche se non ne contengono), ha dato modo all’agenzia di parlare ambiguamente di “di una netta e sorprendente inversione del calo complessivo dell’uso del tabacco da parte dei giovani”.
ha giustamente lanciato una massiccia campagna contro l’uso delle sigarette elettroniche da parte dei giovani. Ma si è spinta a prefigurare rischi che non trovano riscontro scientifico, omettendo di dire, per esempio, che il numero e la quantità di sostanze potenzialmente tossiche nel vaping sono drasticamente minori rispetto al tabacco. Il risultato prevedibilissimo è che questi messaggi sono giunti anche ai fumatori: secondo uno studio recente il 40% degli adulti americani ritiene che le sigarette elettroniche siano altrettanto o più dannose di quelle tradizionali. In questa percentuale vi sono anche molti fumatori che non vedranno il motivo di passare a uno strumento che in realtà riduce drasticamente il danno.
I risultati di questo modo di agire, secondo la giornalista, possono essere molto pesanti. La capacità delle istituzioni sanitarie di proteggere i cittadini dipende in gran parte dalla fiducia che il pubblico ripone in questi enti. Il comportamento dell’agenzia sulla sigaretta elettronica può contribuire a erodere questa fiducia con pesanti conseguenze. “Ma – chiosa Minton – a pagarne il prezzo non sarà l’Fda o Scott Gottlieb: saremo noi cittadini e potremmo pagare con la vita”.

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