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Sigarette elettroniche, Matteo Salvini: “Contro tutto e contro tutti”

A tu per tu con il vicepremier per ripercorrere le tappe politiche che hanno portato all'abbassamento dell'imposta di consumo sui prodotti liquidi da inalazione.

Poco più di un anno per riformare il settore del vaping. A novembre 2017 si era in piazza Montecitorio a protestare, il 13 dicembre 2018 la Camera approvava la riduzione dell’imposta di consumo. Dodici mesi in cui è cambiato il panorama politico nazionale, sono nate nuove coalizioni e nuovi rapporti di forza tra legislatore e amministrazione. Matteo Salvini ne è stato protagonista: da manifestante a ministro e vicepremier, dalle promesse elettorale a ideologo e sostenitore dei decreti fiscali a sostegno della filiera della sigaretta elettronica e dei liquidi da inalazione.
Quali sono state le difficoltà incontrate ma, soprattutto, come è riuscito a fare in così poco tempo quello che nessuno aveva potuto o voluto fare prima?
Io non ho mai svapato nella vita. Mi sono fatto carico di questa battaglia perché c’erano in ballo migliaia e migliaia di posti di lavoro, migliaia di negozi, centinaia di aziende. E poi c’è in ballo la salute. Lo Stato vende cose che fanno molto male e allo stesso tempo tassava enormemente qualcosa che fa meno male. Tutto ciò non mi piaceva. A me piace dare una parola e mantenerla. Mi ero impegnato per cancellare quella tassa, sono riuscito ad abbassarla del 95 per cento. Sono molto soddisfatto. Ho ricevuto tantissime mail di ringraziamento di negozianti da tutta Italia, giovani e meno giovani: cinquantenni che avevano investito la liquidazione, ventenni che ci provavano per la prima volta nella vita. Certo, non nascondo che le lobby e i tentativi di boicottarci e di fermarci sono stati pazzeschi. Negli uffici dei ministeri, quando parlavo di svapo e di sigaretta elettronica, c’era qualcuno che raddrizzava le antenne. Abbiamo seguito l’iter pezzo per pezzo, passaggio per passaggio, emendamento per emendamento, ufficio per ufficio, però sono contento perché probabilmente, se non avessimo avuto questa testardaggine, questo settore oggi sarebbe stato diverso. E invece credo che l’Italia oggi ha bisogno di correre, di produrre, di lavorare, di investire, di sognare.
Ha pubblicato sui social una foto con lo slogan #maggiorvapore #minordanno. Proprio qualche settimana fa, in Consiglio dei ministri, l’intervento suo e del ministro Stefano hanno sventato il tentativo del Ministero della salute di ricorrere in Corte costituzionale contro la legge antifumo della Regione Marche, che prevede la possibilità di diffondere gli strumenti di riduzione del danno. Secondo lei perché la Salute è così restia a riconoscere questo strumento?
Lo dico in maniera molto chiara: perché ci sono interessi economici che vogliono il contrario. Non stiamo parlando di grandi principi ma di interessi economici, non illegali ma enormi. E lasciamo perdere quello che hanno detto i giornali, che esiste la lobby del vaping e che ho ricevuto pressioni dalle aziende. La famosa lobby dello svapo, capirai… Dopo i finanzieri e i banchieri ci sono gli svapatori come lobby mondiale.
Anche perché il dato interessante è che tutti i governi e i partiti hanno sempre preso contributi da privati. È del tutto lecito. Solo quest’anno è scoppiato il caso sul finanziamento Vaporart dato alla Lega.
Ognuno nella vita fa quello che vuole. Ci sono i produttori di tabacco, ci sono i tabaccai. Lungi da me andare a danneggiare i settori produttivi, ma pretendo che ci sia parità di condizione e che la verità medico-scientifica non sia messa in discussione per interessi economici. Se uno vuole farsi del male da solo, come ho fatto io per anni fumando, è libero di farlo. Però io, da legislatore, ho non il diritto ma il dovere di incentivare qualcosa che fa meno male alla salute, perché risparmi un sacco di soldi in sanità. Poi se uno si vuole bere otto bottiglie di vino, è libero di farlo.
Ha esposto una felpa che recava stampato lo slogan “Vaping is not tobacco”, l’iniziativa europea per togliere la sigaretta elettronica dal cappello della Direttiva tabacchi. L’obiettivo è raggiungere un milione di firme come stabilisce la Commissione europea per essere poi ascoltati in audizione. Secondo lei, la battaglia in Europa sarà difficile come quella condotta in Italia.
In Europa sarà anche più difficile, perché alcune lobby e interessi economici che hanno agito in Italia, in Europa sono ancora più forti e meglio organizzati. Se volessi una vita comoda ti direi: “Stai tranquillo che ci penso io, mi metto il mantello di Superman e risolvo tutti i problemi dell’Europa”. Per onestà ti dico che ci giocheremo la battaglia, ma alcuni interessi e alcuni potentati sono ben inseriti in tutti gli uffici e in tutte le direzioni che contano in Europa e quindi sarà complicato. Anche perché altri questi interessi li proteggono, li tutelano e li incentivano da anni. Fino a poco tempo l’Italia neanche partecipava alla battaglia, adesso almeno partecipiamo, sperando ovviamente di vincerla.
Cosa pensa non il ministro Matteo Salvini ma l’ex fumatore Matteo Salvini del Monopolio di Stato?
Vale per il tabacco come per i superalcolici come per la benzina. Non puoi cancellare con un tratto di penna una politica fiscale di bilancio che nasce sbagliata tanti anni fa. Perché lo Stato sa che vende qualcosa che fa male, però sei costretto a continuare a venderla, perché da questo qualcosa che fa male porti a casa tanti soldi. I tre quarti del costo del pacchetto di sigarette è costituito da tasse, così come i tre quarti del litro di benzina è tassa. Bisogna riequilibrare. Io sono un liberale, ognuno della sua vita fa quello che vuole. Se vuoi fumare, fumi; se vuoi bere, bevi; se vuoi andare a catechismo, vai. Non sono per lo Stato etico che ti impone come e cosa devi fare. Perché è pericoloso uno Stato che ti entra in casa, in negozio, in camera da letto, in frigorifero.
Molti negozianti di sigarette elettroniche, proprio per far fronte alle difficoltà dovute alla crisi di settore, hanno scelto e deciso di vendere anche cannabis light. Alla luce dei sequestri e degli interventi dei prefetti, cosa si sente di dire ai negozianti che hanno sugli scaffali questo prodotto?
Io faccio il ministro, non l’educatore. Però è mio dovere far rispettare la legge. Quindi se un negozio vende quello che è permesso vendere, non c’è problema. Ma se un negozio usa un paravento per poi vendere altro, io quel negozio lo sigillo, perché è un problema di concorrenza sleale nei confronti di chi invece rispetta le regole.
Finché è al governo, cercherà di far cambiare idea al Ministero della salute, o perlomeno convincerlo ad ascoltare anche la seconda campana? Come quella, per esempio del Regno Unito, che sostiene che non esiste soltanto la dipendenza e la non dipendenza, non è tutto bianco o nero, ma che ci sono anche le tonalità di grigio.
Continueremo costantemente nella nostra opera di controinformazione. E non parlo solo di livelli politici, perché a volte le decisioni vengono prese a livello dirigenziale e burocratico. C’è una incrostazione, una abitudine pluridecennale per cui per loro la verità è quella e non può essere messa in discussione. Grazie alla vostra capacità di informazione e di mobilitazione il dubbio però inizia a insinuarsi anche nei corridoi del Ministero della salute. E quando arriva il dubbio è già una buona notizia.
In conclusione, a risultato ottenuto, ha un aneddoto da raccontarci su questi diciotto mesi che l’hanno vista impegnata ad occuparsi di vaping e riduzione del danno?
Alcune sono cose che non si possono dire pubblicamente. Diciamo però che mi hanno scritto in tanti: negozianti, mamme e papà settantenni che avevano investito tutto per dare al loro figlio di 25 anni la possibilità di avere un futuro in quel negozietto di periferia che rischiava la chiusura. Un conto è il principio ma poi quando vedi in faccia l’uomo e la donna che rischiano, che hanno investito tutto e poi arriva una legge retroattiva che li rovina, puoi solo dire che condurrai la battaglia. Poi non dipende solo da me. Però devo dire che arrivavano telefonate e sollecitazioni anche da altri fronti con richieste di incontri, proposte di viaggi, qualunque cosa. In tanti volevano spiegarmi che il mondo del vaping è opaco, oscuro, con interessi strani, con valutazioni scientifiche taroccate, con studi che andavano rivisti. Però, per come vi avevo conosciuti, ho continuato a ritenere che il vostro fosse un mondo limpido, pulito e più sano rispetto a quelli di altri. E quindi la battaglia l’ho fatta.

(intervista tratta da Sigmagazine #15 luglio-agosto 2019)

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