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“Esistono studi sulle sigarette elettroniche?” La gaffe dell’assessore alla sanità laziale

Alessio D'Amato, assessore della Giunta Zingaretti, domanda a Ministero e Iss se esistano studi in merito agli effetti dell'e-cig sull'uomo.

Esistono studi sulla sigaretta elettronica? Una domanda legittima per i più, ma non se a farla è un assessore con delega alla salute pubblica, cioé colui che la risposta dovrebbe fornirla. Alessio D’Amato, assessore alla sanità e l’integrazione sociosanitaria della Regione Lazio, ha ufficialmente chiesto al presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Silvio Brusaferro e per conoscenza al ministro della Salute, Roberto Speranza, se esistano “studi, monitoraggi recenti o approfondimenti tecnico scientifici in merito agli effetti sulla salute dell’uomo nell’utilizzo della sigaretta elettronica soprattutto nei confronti delle fasce della popolazione più a rischio“. Lo fa sapere una nota stampa della Regione Lazio.
Nella nota inoltrata all’Istituto Superiore di Sanità ed al Ministero, spiega D’Amato, “si conferma la totale disponibilità del sistema sanitario regionale del Lazio e sin da subito garantiremo ogni supporto utile alla definizione di un quadro di sicurezza per la salute degli utenti della sigaretta elettronica anche in considerazione di quanto sta accadendo negli Stati Uniti”.
La normativa europea, e dunque anche quella italiana, prevede rigide restrizioni per la sigaretta elettronica e i liquidi di ricarica. Inoltre, i liquidi di ricarica, sei mesi prima di essere immessi in commercio, devono essere notificati proprio al Ministero della Salute. La rete vendita su strada e online è infine assoggettata al controllo dell’agenzia e delle dogane e dei monopoli. Gli Stati Uniti, al contrario, non hanno alcun riferimento normativo, tantomeno regole standardizzate di sicurezza ma il mercato è sostanzialmente libero, ad eccezione di qualche contea che ha introdotto il divieto di vendita ai minori e qualche altra che impedisce il commercio dei prodotti del vaping. Fa specie che un assessore regionale con la delega alla sanità non conosca lo stato dell’arte (scientifico e normativo) sulla lotta al tabagismo e dunque agli strumenti a rischio ridotto. E che, non contento, abbia bisogno di farlo sapere con un comunicato stampa.

 

 

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