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L’oncologo Ermanno Leo: “Il cancro è un affare insieme alle guerre”

Il medico dell'Istituto tumori di Milano durante un incontro pubblico accusa le multinazionali del farmaco che "gestiscono il problema farmaco fregandosene che i morti non sono assolutamente diminuiti".

“Il timore mio – e me ne assumo totalmente la responsabilità – è che il cancro sia diventato, in questi decenni, un affare insieme alle guerre”. E ancora: “La chemioterapia non è la soluzione del cancro”. A dirlo non è una persona qualunque, ma Ermanno Leo, oncologo, direttore della struttura di chirurgia colo-rettale presso l’Istituto tumori di Milano nonché professore a contratto presso la Scuola di specializzazione in Chirurgia generale dell’università di Roma La Sapienza. Nel 2006 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce per “una tecnica chirurgica innovativa e una scuola di specializzazione che insegna la tecnica ai medici”. Frasi dette pubblicamente nel 2017 ma che, oggi più che mai, tornano prepotentemente alla ribalta dell’attualità, soprattutto alla luce della disinformazione che si sta creando attorno gli strumenti di riduzione del danno da fumo. Il titolo dell’incontro, “Ricerca farmaceutica: business o speranza”, moderato dal giornalista Gianluigi Nuzzi e a cui ha partecipato anche Nicola Bedin (ospedale San Raffaele di Milano), lasciava aperta la discussione ma il professor Leo ha voluto rispondere con estrema chiarezza e sintesi senza lasciar adito a dubbi o errate interpretazione.
“Io – è il debutto di Leo– sono qui quasi per fare un mea culpa come oncologo, ma se dovessimo paragonare e confrontare ciò che ho sentito oggi che di encomiabile tecnologico è avvenuto nell’oncologia sono profondamente deluso e rendo omaggio a chi non ce l’ha fatta e a chi in questo momento non ce la sta facendo. A me interessa un dato, poi tutti sappiamo che i giochi statistici si possono manipolare e fare: in Italia ci sono ogni anno quasi 180.000 morti di cancro. Se questo è il segno di un successo io vado ai giardini pubblici. Il timore mio, e me ne assumo totalmente la responsabilità, è che il cancro in questi decenni sia diventato un affare insieme alle guerre.
Il tumore al colon-retto, di cui mi occupo e di cui si conoscono tutti i precursori, è l’unico che potrebbe scomparire dalla faccia della terra. Si ammalano ogni anno 50.000 persone con 25.000 morti l’anno. Se si facesse una colonscopia a tutti gli italiani sopra i 45-50 anni non ci sarebbe più la malattia perché si andrebbero ad asportare le forme ancora benigne e evitare la trasformazione in maligna così da non ricorrere al potere delle multinazionali. Io lo dico senza vergogna – conclude Leo –  ma queste persone ormai gestiscono il problema farmaco fregandosene che i morti non sono assolutamente diminuiti e anzi, perché il problema è che tutti sanno che la soluzione del cancro non sarà legata alla chemioterapia. Bisognerà cambiare completamente registro”.

– Il video integrale in cui poter vedere e ascoltare il pesantissimo attacco frontale
nei confronti dell’industria farmaceutica e del business che ruota attorno alla sanità pubblica –

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