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In coma per sigaretta elettronica? No, per polmonite parassitaria

Una ragazza di 18 anni è stata ricoverata per aver manifestato sintomi di polmonite eosinofila acuta idiopatica, ovvero di origine parassitaria. Una malattia scoperta nel 1969 e di cui si sa ancora poco. Eppure dagli Stati Uniti viene nuovamente lanciato un allarme contro la sigaretta elettronica.

Una ragazza di 18 anni è stata ricoverata per aver manifestato sintomi di polmonite eosinofila acuta idiopatica, ovvero di origine parassitaria. Una malattia scoperta nel 1969 e di cui si sa ancora poco. Così come da protocollo, la giovane è stata sedata per alcuni giorni e sottoposta a ventilazione meccanica per favorire la respirazione. La prevalenza della Iaep non è ancora nota: finora sono stati descritti circa 200 casi. Uno studio francese del 2011 ha identificato solo tre casi pediatrici in un periodo di cinque anni. I maschi sono affetti circa due volte più frequentemente rispetto alle femmine; la malattia si manifesta solitamente in persone di età compresa tra i 18 e 40 anni. Tanti dubbi e lati oscuri ancora tutti da scoprire su una malattia scoperta di recente che colpisce poche persone, spesso in giovane età. Eppure, leggendo i titoli dei giornali di questi giorni, c’è una sola, grande, unica certezza: la malattia è scatenata dalla sigaretta elettronica. Non dall’inazione di sostanze di sconosciuta provenienza, non da aver respirato polvere da sparo del suo fucile da caccia (che impressione vedere un’arma in mano ad una minore, ndr), non da contaminazioni di parassiti esterni dovuti a scarsa igiene (l’ipotesi più probabile sino ad ora riscontrata e verificata dalla scienza). No, genericamente dall’utilizzo della sigaretta elettronica. La certezza sta facendo il giro del mondo, la verità è stata già scritta. E come sempre avviene, il caso si è verificato negli Stati Uniti. Probabilmente sul fronte del vaping sono il Paese più sfortunato del mondo. La letteratura scientifica segnala soltanto pazienti americani colpiti da nuove e rare malattie derivate o causate dalla sigaretta elettronica. Così come il presunto primo decesso, già però smentito da successive rettifiche.
Per carità, nessuno qui vuole contestare la buonafede della giovane. Ma ci preme sottolineare alcuni aspetti della vicenda che ci appaiono poco chiari. Prima di tutto l’età. La giovane dice di aver cominciato a svapare di polmone tre anni fa. Aveva cioé 15 anni. Male. I minori non devono avere accesso al vaping. Men che meno per divertimento o esibizionismo. Non è questa la funzione per cui è stata concepita e diffusa la sigaretta elettronica. Secondo aspetto. Sempre la giovane dice che dopo qualche tempo ha deciso di aggiungere nicotina ai liquidi. Male, molto male. La sigaretta elettronica serve per abbandonare la dipendenza del tabacco, non per iniziarne una nuova. A maggior ragione se il soggetto è under 18. Sempre la ragazza sostiene di aver sentito i primi sintomi di malessere a inizio dell’anno. Altrettanto male. Probabilmente se avesse effettuato una visita medica il decorso sarebbe stato interrotto e anche i medici forse avrebbe diagnostica cause del tutto differenti da quelle poi ipotizzate. Che, secondo quanto scrive su Facebook, sarebbero da imputarsi a germi presenti sui dispositivi da lei utilizzati. Dunque, una causa non addebitabile eventualmente alle aziende di produzione ma probabilmente a sue negligenze di pulizia.
Senza fare moralismi o dare giudizi avventati, la vicenda suona ancora più stonata se si guarda come è stata data la notizia. La giovane a letto in ospedale, con le trecce bionde ben fatte, sguardo ovviamente sofferente, tubi ovunque, il fidanzato di origine italiana accanto a lei. Una fotografia scattata da qualcuno (la giovane non ricorda chi, come da sua stessa ammissione) e poi utilizzata per dare evidenza al suo caso. Ad ogni buon conto, l’augurio è di una pronta guarigione. Cosa che, a giudicare dai suoi post Facebook, pare stia avvendo in tempi rapidi.

 

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