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Tassa sigarette elettroniche, l’Europa prenda spunto dall’esempio italiano

L'avvocato Giorgio Emanuele Degani e il professor Damiano Peruzza hanno dato alle stampe un volume che approfondisce la materia fiscale in tema di tabacco, riscaldatori e e-cig.

Con l’approssimarsi della discussione in aula della legge di bilancio, il dibattito comincia a prendere forma e sostanza. Le interviste e le dichiarazioni si accavallano ma anche la produzione editoriale si arricchisce di strumenti utili per i legislatori e gli stakeholders. Se Conte ha già annunciato che a breve i tabacchi subiranno un congruo aumento, nulla di preciso è ancora stato definito per le sigarette elettroniche. Al momento esistono soltanto voci che segnalerebbero un maggior introito di circa 160 milioni di euro da e-cig, riscaldatori e tabacco trinciato.
Giorgio Emanuele Degani (avvocato esperto di fiscalità nazionale e internazionale) e Damiano Peruzza (docente di diritto tributario presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) hanno dato alle stampe un volume che vuole approfondire proprio la materia fiscale in tema di tabacco e prodotti assimilati. Nell’ambito di tale settore, ancora poco esplorato dalla dottrina, lo studio indaga la struttura di tassazione del tabacco in Italia e in Europa, al fine di comprendere come si articoli il prelievo impositivo e quali siano le prospettive di riforma del sistema.
Nelle 132 pagine de L’armonizzazione europea delle accise sui tabacchi lavorati (edizioni Pacini Giuridica) viene data evidenza al progetto di ricerca che affronta in chiave sistematica la questione delle imposte dirette e indirette sul tabacco, confrontando la normativa italiana con le esperienze di Germania, Grecia, Regno Unito, Paesi Bassi e Francia. Lo studio rileva che, laddove vengano introdotti interventi di riforma “eccessivamente repentini e al rialzo”, si sia sempre verificato un “decremento del gettito erariale, con contestuale incremento del mercato del contrabbando”. Al contrario, un aumento progressivo della tassazione verrebbe meglio assorbito dal mercato, aumentando il gettito e abituando il consumatore nel medio periodo.
Il capitolo relativo alla sigarette elettroniche contiene due elementi di grande interesse, che possono delineare un grado di indirizzo utile al legislatore. La tassazione dovrebbe tenere in considerazione il potenziale rischio ridotto dei prodotti di nuova generazione, ovvero proporzionarla alla minore o maggiore tossicità. Ecco perché gli autori condividono il progetto di riforma apportato lo scorso anno, che ha drasticamente abbassato l’imposizione fiscale sui prodotti liquidi da inalazione. “È sicuramente apprezzabile – scrivono gli autori – l’intervento del legislatore del 2018, il quale ha ridotto la tassazione dei prodotti di nuova generazione, conformemente al profilo di rischio e all’assenza di combustione. Risulta infatti rispettata, con quest’intervento una proporzionalità diretta, che nella previgente normativa, ove si prevedevano livelli impositivi molto più elevati sui prodotti di nuova generazione, non risultata garantita a sufficienza”.
Viene anche aggiunto che, seppure nel 2019 “il sistema italiano è quindi ripartito da zero” , manca però “una normativa armonizzata a livello europeo”. In effetti, ogni Stato attualmente fa quello che vuole, senza una comune linea. Ad esempio, mentre il Regno Unito non applica alcuna tassa se non l’imposta sul valore aggiunto del 20 per cento, il Portogallo applica 0,31 euro ogni millilitro oltre l’Iva al 23 per cento. Differenze sostanziali che possono squilibrare il mercato, andando a inficiare la libera concorrenza.
Quanto emerge dall’analisi del quadro eurounitario attuale – concludono Degani e Peruzza – dalle valutazioni compiute dalla Commissione Ue, dalla opinione manifestata dai cittadini Ue e tenendo conto della valutazione nel sistema italiano negli anni (a fronte di pofonde valutazioni anche della Corte costituzionale), emerge che il sistema italiano possa costituire la best practice per la revisione del sistema eurounionale”.

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