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Sigarette elettroniche, in Europa nessuna vittima in dieci anni

Esperti britannici affrontano il tema della crisi di malattie in Usa e criticano il divieto di svapare all'interno dei luoghi chiusi.

Il vero pericolo della crisi di malattie polmonari negli Stati Uniti non viene dalla sigaretta elettronica, ma dalla paura della sigaretta elettronica. “Molti fumatori potrebbero essere scoraggiati dall’usare quello che è il miglior aiuto per smettere di fumare attualmente disponibile”. A sostenerlo è stato un panel di esperti britannici riuniti a Londra da Science Media Centre per un briefing rivolto alla stampa. Nelle ultime settimane docenti, medici e ricercatori del Regno Unito sono molto attivi e presenti per difendere lo strumento che le loro istituzioni sanitarie hanno sposato a livello istituzionale come migliore strumento per la lotta al fumo. All’incontro di Science Media Centre erano presenti, fra gli altri, John Britton, direttore dello UK Centre for tobacco & alcohol studies e specialista in Medicina respiratoria dell’Università di Nottingham; Alan Boobis, professore emerito di tossicologia presso l’Imperial College di Londra; e Ann McNeil, docente di dipendenza dal tabacco presso l’Institute of psychiatry psychology & neuroscience del King’s College di Londra.
Durante l’incontro, gli esperti hanno sottolineato come il problema continui ad essere limitato agli Usa, mentre nel Regno Unito (e nel resto d’Europa, ndr), in circa dieci anni di uso della sigaretta elettronica, non sia stata identificata una singola vittima. Né il sistema di monitoraggio portato avanti dall’agenzia regolatrice inglese anche sui prodotti del vaping, lo Yellow card scheme, ha alcuna prova di epidemia nascosta. Dunque, secondo i docenti, si tratta di una questione specifica agli Stati Uniti, sottolineando soprattutto come in oltre tre quarti dei casi riportati, i malati hanno dichiarato di aver fatto uso di prodotti a base di cannabis e con sostanze oleose. “Sarebbe un enorme peccato – ha commentato McNeil – se quello che sta accadendo negli Usa scoraggiasse i fumatori a passare all’e-cigarette”.
John Britton è andato oltre, criticando il divieto di svapare nei luoghi chiusi, adottato nel 2015 nel Regno Unito, giudicandolo “inutile”. “Astenersi dall’usare la sigaretta elettronica nei luoghi chiusi – ha spiegato – è solo una questione di cortesia. Non vi sono prove che il vapore passivo danneggi terzi e la maggior parte di quello che viene emesso dall’e-cig è acqua”. Ha sostenuto che i datori di lavoro dovrebbero incoraggiare i dipendenti fumatori a passare al vaping, criticando l’obbligo di costringerli a condividere le aree fumatori. “In questo modo – ha aggiunto – li si mette in contatto diretto con quello che stanno cercando di abbandonare”. Britton ha anche ribadito la posizione di Public Health England, quando ha detto: “La mia opinione è che le sigarette elettroniche non sono innocue ed è probabile che l’uso a lungo termine causi dei danni. Ma la quantità del danno sarà minima, se paragonata a quella del fumo”.

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