Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Sigarette elettroniche, l’iniziativa europea spiegata punto per punto

Una legislazione specifica per i prodotti del vaping, che si basi su prove scientifiche e permetta alla sigaretta elettronica di dispiegare il suo potenziale come strumento di riduzione del danno da fumo. Ecco perché è così importante sottoscrivere l’iniziativa Vaping is not Tobacco.

Già da qualche mese è partita la raccolta firme per l’iniziativa Vaping is not tobacco. Molti vapers si stanno però ancora chiedendo il perché di questo tipo di iniziativa ed in particolare perché non sia stato scritto il testo di una nuova direttiva. Vediamo di capire, prima di tutto, come funziona il processo legislativo europeo. Le entità che concorrono a definire una direttiva europea sono: il Parlamento, la Commissione, il Consiglio degli Stati membri. Non esistono altri strumenti, quali il referendum, che prevedano l’intervento diretto di altri gruppi sociali nel processo legislativo, ad eccezione dell’Iniziativa dei cittadini europei (Eci). Tale strumento è peraltro limitato al chiedere un intervento legislativo alla Commissione – e di conseguenza al Parlamento – senza poter intervenire sul testo di legge.
Le regole di una Eci prevedono una proposta da parte di un gruppo di almeno sette cittadini europei, provenienti da sette diversi Stati membri, che deve essere validata ed autorizzata dalla Commissione. Se l’argomento o la formulazione dell’iniziativa non rientrano nelle regole previste, l’iniziativa viene rifiutata. Successivamente dovranno essere raccolte un milione di firme in tutta l’Unione europea, con il raggiungimento delle soglie minime previste dalla Commissione, in almeno sette diversi Stati membri. Qualora il risultato venga raggiunto, i promotori dovranno presentare l’iniziativa alla Commissione – ed eventualmente al Parlamento – che avranno il compito di legiferare, tenendo conto delle richieste del comitato promotore ma senza alcun obbligo specifico.
Ma cosa chiede esattamente il comitato promotore? Il testo dell’iniziativa è abbastanza semplice, come richiesto dal regolamento europeo, nondimeno ci sono molte implicazioni tra le parole dello stesso che per completezza riportiamo:

Abrogare l’articolo 20 della direttiva 2014/40/UE e sostituirlo con una normativa su misura, basata su prove scientifiche, in linea con il funzionamento del mercato interno, che distingua i prodotti del fumo elettronico dai prodotti del tabacco e dai prodotti farmaceutici; garantire una nuova legislazione basata sul rispetto obbligatorio di norme rigorose in materia di qualità, sicurezza e fabbricazione dei prodotti, nonché su pratiche commerciali responsabili che garantiscano la tutela dei giovani; la politica in materia di fumo elettronico dovrebbe promuovere l’innovazione e garantire che i fumatori e gli utenti delle sigarette elettroniche abbiano informazioni chiare e accesso ad alternative senza tabacco meno nocive”.

Vediamo quindi nel dettaglio, analizzando ogni singola frase, cosa si chiede al legislatore europeo con l’iniziativa Vaping is not tobacco:

Abrogare l’articolo 20 della direttiva 2014/40/UE
La direttiva 2014/40/UE, meglio conosciuta come Tpd/2, ha introdotto con l’art. 20, la regolamentazione delle sigarette elettroniche e dei liquidi di ricarica contenenti nicotina. Molti degli elementi in essa contenuti, derivano proprio dal mondo del tabacco e tra questi ricordiamo il divieto di pubblicità ed i lunghi tempi tra la notifica e l’immissione in commercio. Su altre voci, stranamente, la commissione ha tenuto un atteggiamento incomprensibile. Se, da un lato, per le sigarette vengono definite le quantità minime di ciascuna confezione, per i liquidi di ricarica sono stabilite le quantità massime.

e sostituirlo con una normativa su misura, basata su prove scientifiche
Si chiede quindi una nuova direttiva dedicata solamente ai vaporizzatori ed ai liquidi di ricarica, senza commistioni con altri prodotti che nulla hanno a che vedere con il vaping. La Tpd deve rimanere dedicata a tutti i prodotti del tabacco – di vecchia e nuova generazione – e nulla di più. Ma si chiede che la nuova direttiva sia basata su prove scientifiche. Per “prove” si intendono quindi ricerche serie e validate, non i luoghi comuni su cui si basano molte delle affermazioni fatte anche dall’attuale Commissario europeo alla salute, prima fra tutte la teoria – mai dimostrata – dell’effetto “gateway” dal vaping al tabacco.

in linea con il funzionamento del mercato interno
Qui si va a toccare tutto ciò su cui è stato lasciato troppo potere discrezionale ai singoli Stati, primo fra tutti il divieto di vendita transfrontaliera – in palese violazione del Trattato di Lisbona sulla libera circolazione delle merci – o tassazioni sostitutive delle accise che, lo ricordiamo, dovrebbero essere solo quelle armonizzate a livello europeo.

che distingua i prodotti del fumo elettronico dai prodotti del tabacco e dai prodotti farmaceutici
Non si vuole ovviamente cadere dalla padella alla brace e deve essere sin da subito chiaro che trattare il vaping come prodotto farmaceutico servirebbe solo ad ingrassare gli utili di poche big, danneggiando nel contempo i consumatori.

garantire una nuova legislazione basata sul rispetto obbligatorio di norme rigorose in materia di qualità, sicurezza e fabbricazione dei prodotti
Come consumatori vogliamo prima di tutto essere garantiti sulla qualità dei prodotti immessi sul mercato; la nostra salute è un bene primario e chiediamo che la commissione ponga la stessa attenzione riservata a tutti gli altri prodotti ed alimenti destinati al consumo umano.

nonché su pratiche commerciali responsabili che garantiscano la tutela dei giovani
È forse l’unico tema che trova concordi i promotori con i detrattori. Dobbiamo quindi rafforzare il concetto che il vaping non è un gioco per i minori, che non devono avervi accesso. Ancor di più dovrebbe essere rafforzato l’impegno per evitare che i giovani inizino a fumare, ma questo è tutt’altro discorso.

la politica in materia di fumo elettronico dovrebbe promuovere l’innovazione
Tutte le legislazioni sul tabacco sono fatte per disincentivare l’innovazione e per rendere difficile – ma non impossibile – l’introduzione di nuovi prodotti. Al contrario, il vaping ha bisogno di innovazione al fine di creare prodotti che possano soddisfare sempre più fumatori e far sì che abbandonino il fumo.

e garantire che i fumatori e gli utenti delle sigarette elettroniche abbiano informazioni chiare
L’impossibilità di comunicare i benefici del vaping, oltre alla massa di informazioni pseudo-scientifiche fuorvianti, sta causando molti dubbi nei fumatori che arrivano al punto di credere che sia meglio continuare a fumare. Tale situazione sta creando un vero e proprio danno alla salute dei cittadini europei.

e accesso ad alternative senza tabacco meno nocive
Anche le limitazioni di carattere commerciale – pensiamo all’ultimo caso di San Francisco dove è possibile comprare il tabacco ma non i vaporizzatori – sono un danno alla salute pubblica e contribuiscono soltanto a mantenere vivo il mercato del tabacco, a solo beneficio dei produttori e venditori di sigarette.

Ma quindi? Quali certezze abbiamo di ottenere quanto richiesto, qualora raggiungiamo il numero di firme previste dal regolamento europeo sulle iniziative dei cittadini? È qui che entra in gioco la seconda parte dell’iniziativa e cioè la campagna grassroot. Il comitato promotore ha messo a disposizione un potente strumento di comunicazione che permette ad ogni persona di scrivere ai singoli parlamentari europei, ai commissari ed ai membri delle commissioni. Attraverso questo strumento è possibile sensibilizzare i futuri legislatori sulle tematiche del vaping e fare loro presente la necessità di salvaguardare questo strumento che ha permesso a milioni di cittadini europei di trovare un’alternativa più salutare al tabacco combusto. Chiediamo quindi a tutti i vaper, i negozianti, i produttori ed i rappresentanti delle varie associazioni di settore di utilizzare questo strumento di sensibilizzazione già da subito. Dobbiamo riuscire a far breccia nei pensieri dei parlamentari europei prima ancora che si trovino sul tavolo una bozza di direttiva, scritta magari da persone che non hanno valutato appieno le conseguenze di quanto uscirà dalla penna del legislatore. Inoltre il comitato si farà promotore di iniziative dirette nei confronti della commissione a Bruxelles e dei gruppi parlamentari a Strasburgo, al fine di sensibilizzarli sull’argomento e far loro capire cos’è veramente il vaping.

Articoli correlati