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“Il vapore della sigaretta elettronica non provoca morte cellulare”

Lo dimostra uno studio curato dai ricercatori di Juul Labs ed effettuato con il dispositivo made in California.

Juul Labs rende noti nuovi dati sull’efficacia del controllo di temperatura e sul profilo chimico delle emissioni del sistema Juul. La presentazione dello studio è avvenuta ad Amburgo, in Germania, nell’ambito della conferenza annuale indetta dal Coresta (Cooperation Centre for Scientific Research Relative to Tobacco) – l’associazione internazionale che riunisce gruppi di lavoro per la ricerca scientifica e tecnologica sui prodotti del tabacco.
Le sigarette tradizionali contengono oltre 7.000 sostanze ritenute tossiche, tra cui composti organici volatili (VOC) e altre sostanze dannose o potenzialmente dannose (HPHC), molte delle quali sono note cancerogene. Il processo di combustione a temperature elevate è in parte responsabile della volatilizzazione e del rilascio di tali composti, motivo per cui è fondamentale comprendere il meccanismo di riscaldamento dei vaporizzatori elettronici come alternativa ai prodotti a base di tabacco tradizionale. I dispositivi dotati di controllo della temperatura sono progettati per minimizzare la combustione e il loro utilizzo può comportare una minore esposizione a sostanze chimiche.
“Crediamo che i prodotti Juul rappresentino una valida alternativa per tutti i fumatori che non vogliono o non riescono a smettere di consumare nicotina e i dati presentati alla conferenza del Coresta sostengono questa convinzione – ha affermato Josh Vose, vice president, scientific and clinical affairs di Juul Labs – Con la dimostrazione del corretto funzionamento del controllo della temperatura e la rilevazione di livelli di HPHCs significativamente inferiori si rafforza la comprensione di quanto il sistema Juul possa rappresentare per i fumatori adulti una potenziale alternativa a rischio ridotto rispetto alle sigarette combustibili. Sono cinque, in totale, gli studi presentati. Due studi di laboratorio hanno verificato, rispettivamente, se il vapore possa causare citotossicità o morte cellulare, e la misura in cui tale aerosol – comparato al fumo della sigaretta tradizionale preso come campione di riferimento – liberi determinate HPHC. La valutazione della citotossicità ha permesso ai ricercatori di dimostrare come l’esposizione all’aerosol emesso dal sistema Juul non sia stata citotossica, diversamente da quanto registrato dall’esposizione al fumo della sigaretta campione di riferimento che ha, di fatto, causato morte cellulare. Relativamente all’analisi HPHC, lo studio ha dimostrato che la presenza delle sostanze HPHC in esame è stata, in media, inferiore del 99% rispetto al valore registrato nel fumo prodotto dalla sigaretta campione di riferimento, mentre il 95% degli analiti è risultato essere al di sotto del livello minimo di quantificazione.
I tre ulteriori studi di laboratorio hanno esaminato l’efficienza del meccanismo di controllo della temperatura del sistema Juul e le modalità attraverso cui eventuali aumenti forzati della temperatura possano influire sul rilascio di determinati HPHCs e VOCs. I ricercatori hanno dimostrato che il sistema Juul mantiene una temperatura operativa costantemente inferiore a 300°C e che le eventuali modifiche al sistema di regolazione della temperatura, atte a innalzarne il livello, abbiano degradato i prodotti e le sostanze emesse durante i processi di riscaldamento e combustione, portando a un aumento delle sostanze HPHC e VOC in esame.  Tale analisi ha evidenziato e confermato l’assoluta importanza dei sistemi di controllo della temperatura.

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