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La maggioranza dei medici italiani è a favore della sigaretta elettronica

A dimostrarsi particolarmente favorevoli al principio della riduzione del danno, gli specialisti in cardiologia vascolare (75%) seguiti dagli urologi (64,5%), allergologi (60,7%) e dai medici delle malattie dell’apparato respiratorio (57%).

Sono oltre 6 i professionisti sanitari su 10 a non essere soddisfatti circa l’efficacia dell’attuale normativa nazionale nella lotta al tabagismo e ancora quasi la metà (48%) degli interpellati afferma che la propria regione non sia sufficientemente organizzata nel territorio nel fornire servizi di disassuefazione al fumo.
Questi alcuni dei dati che emergono dall’indagine “Politiche sulla lotta al tabagismo e principio di riduzione dei danni da fumo” condotta da Società Italiana di Comunicazione Scientifica e Sanitaria – che ha intervistato oltre 3 mila tra medici e farmacisti italiani per tracciare uno stato dell’arte sul rapporto tra medico e paziente-fumatore, ma anche per sondare l’adeguatezza e l’efficacia degli strumenti normativi a disposizione del professionista sanitario nel suo lavoro quotidiano a contrasto del fumo, a fronte dell’evoluzione del fenomeno negli ultimi tempi.
Secondo l’analisi, la lotta al fumo rimane ad oggi una delle priorità dei professionisti sanitari, con oltre nove professionisti sanitari su dieci che dichiarano di rilevare con costanza le abitudini al fumo dei propri pazienti nella fase di raccolta dell’anamnesi del paziente; tuttavia, secondo i professionisti sanitari intervistati, a presentare alcune carenze sembra essere proprio la normativa regionale e nazionale sul tema.
Quali strategie adottare allora nella lotta al tabagismo? I rispondenti sono stati a questo proposito interpellati sulla recente introduzione, in alcune legislazioni regionali in ambito di interventi di prevenzione, assistenza e supporto alla disassuefazione, del principio della riduzione del danno trovandosi, per il 57% dei rispondenti, favorevoli all’adozione. Un segnale di grande apertura della classe medico scientifica, che testimonia un crescente interesse nei confronti dei prodotti tecnologici alternativi alle sigarette, considerati come la cosiddetta terza via nella lotta al fumo per i fumatori che in mancanza di alternative continuerebbero a fumare sigarette. A dimostrarsi particolarmente favorevoli al principio della riduzione del danno, gli specialisti in cardiologia vascolare (75%) seguiti dagli urologi (64,5%), allergologi (60,7%) e dai medici delle malattie dell’apparato respiratorio (57%). Particolarmente significativa in questo ambito la percentuale di rispondenti che hanno dichiarato di non avere un’opinione in merito (34%), un dato che indica la necessità di una maggiore informazione ai professionisti del settore sulle emergenti politiche nonché sugli strumenti disponibili in ambito di lotta al fumo.
Relativamente a “gli elementi, le strutture o i professionisti più indicati per combattere la dipendenza da fumo”, se i centri antifumo del Sistema sanitario nazionale continuano a rimanere il punto di riferimento d’eccellenza nella lotta contro il fumo per oltre il 30% dei professionisti del mondo medico, quasi la metà dei rispondenti (48%), ha comunque dichiarato di non ritenere che la propria regione sia sufficientemente organizzata in termini di offerta e servizi sul territorio per la disassuefazione dal fumo. Grande rilevanza resta attribuita in generale ad ambiente famigliare e medico di medicina generale, entrambi indicati dal 17% degli intervistati e in vantaggio rispetto allo psicologo (che ha raccolto il 10% di voti espressi), amici e conoscenti (9,69%), il medico specialista (8,40%) ed in ultimo i centri e le strutture private (6,19%).

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