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Usa, elezioni 2020: il voto dei vaper deciso dalla sigaretta elettronica

Un sondaggio di Vta negli Stati indecisi rivela che Trump potrebbe pagare caro un divieto sui liquidi aromatizzati.

Non è solo l’Americans for Tax Reform, il think tank conservatore presieduto da Grover Norquist, a prevedere ripercussioni elettorali per il presidente Donald Trump nel caso in cui l’amministrazione varasse un divieto di vendita per i liquidi per sigaretta elettronica aromatizzati. La Vapor Technology Association, che rappresenta l’industria del vaping americana, ha appena pubblicato i dati di un sondaggio condotto su 4699 svapatori adulti residenti in 17 dei cosiddetti “battleground States”. Si tratta di quegli Stati che, in vista delle elezioni presidenziali del 2020, non hanno ancora una colorazione politica netta e dunque da loro dipende l’esito elettorale. Il sondaggio è stato condotto online da McLaughlin & Associated dal 17 al 22 ottobre scorsi e ha raccolto le opinioni di consumatori in Arizona, Colorado, Florida, Georiga, Iowa, Maine, Michigan, Minnesota, Nevada, New Hampshire, Mew Mexico, North Carolina, Ohio, Pennsylvania, Texas, Virginia e Wisconsin.
I risultati sono stati bulgari. Il 99% dei consumatori è contrario al divieto sugli aromi minacciato dal ministro della salute Azar e per il 97% questa opposizione è ferma. Il 96% degli intervistati dichiara la sua intenzione di andare a votare alle presidenziali del 2020. Del restante 4% che non ha intenzione di recarsi alle urne, la maggioranza è disposta a cambiare idea se saranno vietate la vendita e l’uso di prodotti per il vaping alla nicotina. Una percentuale altissima di chi darà il suo voto, l’83%, dichiara probabile che la scelta del candidato si basi unicamente sulla sua posizione sulle sigarette elettroniche con nicotina. È molto probabile per il 50% e abbastanza probabile per il 34%. Insomma, come predetto da molti analisti, gli svapatori americani possono trasformarsi in un “single issue group”, cioè in un blocco elettorale che vota compatto in base ad una singola questione che ritiene di vitale importanza. Come la tutela della salute.
Dall’altra parte il 92% degli intervistati ritiene che innalzare il divieto di vendita dei prodotti con nicotina ai minori di 21 anni e rendere obbligatorio l’esibizione di un documento di identità per ogni acquisto, sarebbe uno strumento più efficace del divieto degli aromi per ridurre la diffusione del vaping fra i giovani. L’associazione oltre un mese fa ha presentato il suo piano per far fronte al problema dell’uso fra i minori, denominato “21 & Done!”. Oltre all’innalzamento del divieto a 21 anni, la Vta avanza altre proposte. Per esempio l’eliminazione dai negozi di tutti gli espositori che consentono il self service; la chiusura dell’attività dei negozianti dopo la terza volta che infrangono il divieto di vendita ai minori; una tassa specifica che finanzi l’educazione sul tema; oltre a 21 limitazioni al marketing, compresi il divieto di fare pubblicità in Tv, di usare per i prodotti nomi e riferimenti che attirino i minori. La Vapor Technology Association è convinta che queste misure funzionerebbero e non metterebbero a rischio la salute di tanti fumatori passati all’e-cig. Donald Trump è avivsato.

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